Tutti conosciamo la parola “Fobia”, sentiamo ogni giorno storie di individui che hanno paura di qualcosa (ragni, topi, piccioni) o di qualche situazione (la paura di parlare in pubblico).
Ma nello specifico cos’è una fobia?
La fobia è una intensa e persistente paura provata per qualcosa che non rappresenta un reale pericolo ma percepita come non controllabile.
Sottolineando il concetto di “pericolo non reale”, provate a chiedere ad un fobico verso i ragni se il pericolo lo vede sempre e lo sente. Vi risponderà che spesso i suoi atteggiamenti fobici si attivano solo con la paura di vedere un ragno, non in sua presenza. Ed anche in presenza di un ragno, non si è in pericolo di morte.
Alle prese con le emozioni legate alla fobia, non si ha più la lucidità di stabilire se quello sia un pericolo o meno. La paura è semplicemente legata ad esperienze di apprendimento negative nei riguardi di qualcosa che spinge l’individuo ad associare automaticamente la pericolosità ad un oggetto o situazione oggettivamente non pericolosa.
Questa associazione avviene per condizionamento classico, ossia la relazione tra pensiero e oggetto creatasi al momento della prima esposizione e mantenuta nel tempo a causa dell’evitamento.
Non si parla però di meccanismi inconsci: spesso i fobici possiedono un eccesso di consapevolezza rispetto al loro problema e alle sue cause, sanno e hanno capito bene tutto ma la loro incapacità sta nel fare effettivamente qualcosa di diverso.
Per quanto potrebbe essere una banalità superare la paura, non è così per chi lo sperimenta.
E come farsi aiutare?
La scelta del terapeuta è paragonabile alla scelta di un vestito per un’occasione speciale: ne provi tanti, addosso stanno bene ma solo uno ti farà sentire a tuo agio, per il colore, per il tessuto, per la cucitura.
Di seguito è riportata una carrellata dei vari approcci utilizzati per superare la fobia:
- la Psicoterapia ad approccio psicodinamico: ha l’obiettivo di rielaborare le rappresentazioni simboliche dell’oggetto temuto. Si tenta di individuare e favorire l’elaborazione delle emozioni respinte che determinano lo stato di malessere. Si cerca inoltre di “riparare” gli oggetti temuti favorendo l’interiorizzazione di un oggetto buono;
- la Psicoterapia ad approccio cognitivo-comportamentale: il trattamento predominante è l’esposizione all’oggetto temuto. La desensibilizzazione sistematica è stato il primo metodo largamente utilizzato per il trattamento delle fobie (Wolpe, 1958) ed implica l’addestramento del cliente ad acquisire la capacità di rilassarsi di fronte all’oggetto temuto. Le risposte comportamentali ed emotive dipendono dal significato attribuito allo stimolo temuto. L’ottica cognitiva si focalizza sull’individuazione dei pensieri disfunzionali e irrazionali, sulla loro messa in discussione e sulla sostituzione di forme di pensiero disfunzionali e irrazionali con pensieri razionali e funzionali e forme di comportamento maggiormente adattive;
- la Psicoterapia breve ad approccio strategico: l’approccio strategico focalizza l’attenzione su “come” il problema funziona e si mantiene nel presente e su quali strategie disfunzionali vengono messe in atto per affrontarlo. La persona viene guidata mediante esperienze guidate dal terapeuta a costruire quelle abilità e capacità individuali che permettono di gestire il problema per superarlo efficacemente e definitivamente.
In un’ottica di economicità di tempo e denaro, l’approccio strategico è il più indicato in quanto permette di raggiungere gli obiettivi in tempi più ristretti rispetto agli altri approcci.
Un terapeuta strategico non utilizza nessuna definizione di “normalità” o “patologia” ma si basa piuttosto sui concetti di “funzionalità” o “disfunzionalità”: per cambiare una situazione problematica, non è necessario indagare e svelare le cause passate ma risulta più utile lavorare sul come il problema funziona nel presente, nel “qui e ora” e su quali strategie siano più adatte a creare un cambiamento efficace e duraturo.
Lavorare sul presente con l’approccio strategico permette di notare risultati già a partire dalle prime sedute.
L’obiettivo del terapeuta, infatti, è l’acquisizione, da parte del cliente, di autonomia e capacità personali nel fronteggiare e superare i disagi, partendo dal presupposto è ”conoscere un problema mediante la sua soluzione“, cioè conoscere una realtà attraverso le strategie in grado di cambiarla.
L’intervento è diretto alla risoluzione della difficoltà e si interviene direttamente sul problema, a differenza degli altri approcci psicoterapici che mirano alla ristrutturazione della personalità o alla rielaborazione del proprio passato.
La caratteristica peculiare di questo approccio terapico è l’attenzione sul “come” un disturbo sia strutturato e si autoalimenti e non il “perché” esso si sia sviluppato: in questo modo le energie del terapeuta e del cliente vengono totalmente concentrate sul disturbo nel presente, evitando di allungare i tempi del processo terapico nella ricerca delle cause del problema.
“Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile.
E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”
(S. Francesco)
Dr. Assunta Zaffino – Dr. Cristina Colantuono
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