Tutta un’altra realtà: il decision making della violenza domestica

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Il concetto di realtà, comunemente associato a ciò che esiste concretamente nel mondo esterno, si sviluppa oltre la mera oggettività.

La nostra percezione della realtà si configura come un intricato processo mediato dagli organi di senso, strumenti che ci permettono di conoscere il mondo circostante. Questi stimoli, una volta captati, sono elaborati dal cervello, che crea mappe e schemi basati su un sistema rappresentazionale personale.

Richiamando la teoria del campo di Kurt Lewin, si sottolinea che ogni comportamento deve essere analizzato nel contesto presente, dove il passato è reso presente dalla memoria. Quindi, la pluralità di interpretazioni della realtà si manifesta attraverso la personale costruzione di significati basati su esperienze passate e aspettative future.

La Realtà Come Creazione Individuale – Motivazioni e Scopi

La creazione della realtà regola sentimenti, relazioni e comportamenti, influendo sul “perché facciamo quello che facciamo“. La realtà personale si sviluppa dai vissuti e la coscienza valuta gli eventi presenti alla luce delle esperienze passate e delle aspettative future. Questo processo, intricato e personale, influenza la percezione del mondo.

Il movimento nell’ambiente è guidato dal raggiungimento di “scopi”. La motivazione, in questo contesto, si configura come un processo di attivazione dell’organismo finalizzato al conseguimento di specifici obiettivi in relazione all’ambiente e che dà origine ad una serie di “condotte“, trasformando l’ambiente in un dinamico “contenitore” non solo spaziale ma comprensivo di oggetti, soggetti e sistemi sociali.

La connessione tra individuo e ambiente si rivela, dunque, come un balletto complesso di reciproche influenze che modellano la realtà soggettiva di ciascun individuo.

“Alter” – Dinamiche dei Contesti Vitali

Nell’approfondire il concetto di “Alter”, ci si immerge nella teoria ecologica di Bronfenbrenner, articolata attraverso diversi sistemi (Microsistema, Mesosistema, Esosistema, Macrosistema, Cronosistema), svelando i molteplici contesti di vita che intrecciano il comportamento umano, dando forma a un intricato mosaico di realtà individuale:

  • I microsistemi rappresentano i gruppi in cui si è inseriti (famiglia e scuola per esempio) e sono quei sistemi in cui affiorano le fondamentali connessioni affettive, con particolare attenzione al rapporto madre-figlio. Queste relazioni plasmano i modelli operativi interni, divenendo guida nella gestione delle dinamiche relazionali future;
  • i mesosistemi sono il prodotto dell’interazione dei microsistemi (il rapporto famiglia-scuola);
  • gli esosistemi sono quei sistemi che influenzano i microsistemi (la vita privata dei docenti influenza il loro atteggiamento verso studenti e genitori);
  • i macrosistemi sono sistemi più grandi che inglobano i sistemi più piccoli ed all’interno dei quali emergono le influenze sotterranee della violenza domestica: evidenziando la complessità delle dinamiche culturali che oscillano tra la promozione di ideali di parità e dignità e la perpetuazione di stereotipi e discriminazioni;
  • il cronosistema è invece l’insieme degli eventi ambientali, delle transizioni della vita, degli eventi storico-sociali…

In questo intricato balletto ecologico, la comprensione dei contesti vitali rivela la complessità dell’esperienza umana, intessuta di relazioni e influenze che plasmano il percorso individuale in un mondo interconnesso.

Considerazioni Finali

La realtà del partner violento si rivela distorta, plasmata da modi errati di ragionare, pensieri disfunzionali, stereotipi e paure.

In primo piano emerge l’influenza di una società schizofrenica che indossa diverse maschere: combatte contro la violenza femminile ma contemporaneamente oggettivizza il corpo della donna per scopi pubblicitari, nutrendo il consumismo.

Una società che, con la sua immediatezza di beni e servizi, alimenta il senso di “possesso” che, in molte circostanze, assume caratteristiche compulsive. Tale cornice induce a considerare gli altri come meri strumenti per la realizzazione di desideri personali, trasformando l’altro in una “cosa”.

L’abbandono emotivo, risultato della moderna cultura che vede madri divise tra carriera e famiglia, può contribuire ad un’emozionalità difettosa nei bambini, che sviluppano legami insicuri nell’infanzia e che, più avanti, può farli diventare adulti che manifestano sfiducia negli altri, incomprensione delle intenzioni altrui e ipervigilanza, con la paura o l’ossessione per l’intimità ed il controllo.

La paura dell’abbandono e del rifiuto alimenta il bisogno del controllo dell’altro, sfociando talvolta in gelosia patologica e violenza fisica.

Nonostante queste dinamiche, è fondamentale comprendere che la mente umana non è rigidamente vincolata da euristiche e condizionamenti.

La coscienza individuale può emergere dall’autoconsapevolezza e dall’autoriflessione, consentendo di affinare le capacità di pensiero, riflessione e giudizio per cambiare abitudini e resistere a deformazioni che alterano la percezione della realtà.

La consapevolezza della propria libertà di scelta può essere il faro che guida verso percorsi più sani e funzionali.

Dr.ssa Dalila De Padua

Dr.ssa Cristina Colantuono

Bibliografia

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  • Moroń M., Biolik-Moroń M. (2021) Emotional awareness and relational aggression: The roles of anger and maladaptive anger regulation – Journal of Personality and Individual Differences – Vol.173.
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  • Schimmenti V., Craparo G., (2023) Violenza sulle donne. Aspetti psicologici, psicopatologici e sociali, Franco Angeli.
  • Veltri G., Riva G., (2022) Psicologia sociale e cambiamento. Teorie e pratiche di intervento, Franco Angeli.
  • Volpato C., (2022) Psicosociologia del maschilismo, Tempi Nuovi, Edizione Laterza.

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