Fobia scolare: quando il timore del giudizio diventa angoscia

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“Non voglio andare a scuola”

“Oggi mi venite a prendere prima?” 

“Mamma, ho mal di pancia, voglio stare a casa”

Quanto sono frequenti queste frasi nel passato di ognuno o nel quotidiano con i propri figli?

A volte sono richieste di attenzioni, pigrizia, stanchezza fisica, per qualcuno queste richieste nascondono altro: un tentativo di fuga, una richiesta di aiuto, un evitamento da un luogo o una situazione che non si riesce a sopportare perchè genera paura, ansia, addirittura fobia, tanto da provocare una netta sensazione di soffocamento.

Fobia, esatto! Fobia scolare, ovvero paura incontrollata della scuola.

Cos’è la fobia?

Il termine fobia deriva dal greco phebomai che vuol dire “fugo atterrito”, “mi spavento”, e fa riferimento alla reazione rispetto a un evento inaspettato.

Le fobie rientrano, secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM), tra i disturbi d’ansia, come il disturbo d’ansia di separazione, il mutismo selettivo, la fobia specifica, il disturbo d’ansia sociale, il disturbo di panico, l’agorafobia.

Così, mentre la paura è la risposta emotiva a una minaccia imminente, che sia reale o percepita, l’ansia è l’anticipazione di una minaccia ed è spesso associata a comportamenti di evitamento. I disturbi d’ansia differiscono quindi dalla normale paura perché sono eccessivi o persistenti (durano tipicamente 6 mesi o più).

Quando si ha una fobia si innesca un’ansia anticipatoria che nei casi più gravi può divenire attacco di panico, così nella fobia scolare i sintomi che la caratterizzano sono:

  • ansia sociale
  • iper valutazione del giudizio altrui
  • disagio nelle situazioni interpersonali
  • incapacità di controllare le proprie reazioni
  • paura di apparire ridicoli o di comportarsi in maniera goffa e inadeguata.

Spesso queste emozioni reattive sono sproporzionate rispetto alla realtà da affrontare ed a volte sono solo proiezioni di paure, situazioni quindi mai realmente vissute o vissute in parte.

La fobia porta anche ad una serie di sintomi fisici, classico esempio di quanto psiche e soma siano strettamente collegati: palpitazioni, vertigini, rossori, tremori, sudorazione, vampate di caldo.

Chi ne soffre attiva delle strategie di autoprotezione come l’autosabotaggio che opera attraverso scuse, procrastinazione o la focalizzazione dell’attenzione su altre attività attivando così un circolo vizioso che alimenta la componente fobico-ansiosa.

Cos’è la fobia scolare?

Il termine “fobia scolastica” è stato coniato nel 1941 dalla psichiatra americana Adelaide Johnson e, negli ultimi anni, diversi autori (De Masi, Moriggia, Scotti, 2020) hanno messo in evidenza i fattori che permettono di riconoscerla e di differenziarla da altre situazioni che si possono verificare a scuola, come la preoccupazione per una verifica, la dispersione scolastica, la difficoltà di apprendimento.

Studenti che ne soffrono possono avere reazioni emotive molto intense quando si prospetta e si avvicina il momento di andare a scuola oppure quando sono nel contesto scolastico.

I sintomi psicosomatici che spesso ne conseguono non vanno considerati un capriccio o una “scusa” per evitare di andare a scuola ma un vero e proprio disagio emotivo invalidante, un campanello d’allarme che a volte può avere basi inconsce ed a volte può essere chiaramente percepito da chi lo denuncia.

Si parla di fobia scolastica quando la sintomatologia ansiosa, eccessiva e ingestibile per gli studenti, si traduce in comportamenti problematici e disfunzionali al punto da presentare sintomi da panico.

Il livello di angoscia può essere elevato fin dalla sera prima e il sonno può essere disturbato da incubi o risvegli notturni. Inevitabilmente il funzionamento, non solo scolastico, ma anche relazionale, emotivo e psicologico, è compromesso, proprio per tutte le conseguenze che il ritiro e l’evitamento portano con sé. Infatti, più si prolungano le assenze da scuola e più sarà difficile rientrare per il timore di dover recuperare le attività perse.

A questi si aggiungono paura dei commenti e dei giudizi degli altri, difficoltà crescente a gestire gli stati di ansia, abbassano il senso di autoefficacia e dell’autostima fino a sfociare in disturbi depressivi o in disturbi d’ansia come l’ansia sociale, da separazione e il disturbo di panico.

Alcuni studenti lasciano la scuola, altri continuano ma diventano ansiosi o sviluppano vari sintomi fisici chiedendo spesso di tornare a casa.

Cosa fare?

E’ indispensabile richiedere l’aiuto di uno psicoterapeuta, lavorando in collaborazione con scuola e famiglia.

Lo psicologo sosterrà la famiglia ma in primis il ragazzo a comprendere come vive l’esperienza scolastica e come mai arriva ad evitarla a causa dell’ansia e dell’angoscia. Un percorso durante il quale è fondamentale che i genitori imparino a non sottovalutare o minimizzare il vissuto del figlio.

Gli obiettivi da raggiungere sono: escludere la presenza di una neurodiversità, come deficit attentivi o disturbi dell’apprendimento, che potrebbero aver minato l’iter  scolastico e operare sulla motivazione, in modo da soddisfare i bisogni di autonomia, relazione con gli altri e competenza.

Tre bisogni che se non soddisfatti creano meccanismi che influenzano negativamente pensieri e credenze e che possono portare a provare impotenza e isolamento, percezioni che, nei casi più̀ gravi, portano, non solo al rifiuto di andare a scuola, ma anche all’isolamento sociale ed alla dispersione scolastica.

Dr. Renata Corrente

Dr. Cristina Colantuono

Bibliografia

BRONDINO, G. (2019), Gestire le fobie. Alessandria: October.

CORNOLDI, C. (2007), Difficolta e disturbi dell’apprendimento. Bologna: Il Mulino.

LUCANGELI, D. (2006), Cosa si intende per disturbi e difficoltà dell’apprendimento, in D. LUCANGELI, M. DUPUIS (a cura di), L’apprendimento difficile. La percezione dei disturbi e delle difficoltà a scuola. Firenze.

DE MASI, F., MORIGGIA, M., & SCOTTI G. (2020), Quando la scuola fa paura: La fobia scolastica spiegata a genitori, docenti, psicologi e psicoterapeuti. Milano: Mimesis.

MANCUSO, F. (2016), Panico e paura: nosografia di un’entità, clinica di un disturbo. Mission, 1, pp. 43-50.

MAROTTA, L., & VARVARA, P. (a cura di) (2013), Funzioni esecutive nei DSA, disturbo di lettura: valutazione e intervento. Trento: Erickson.

MARKS, I.M. (2002), Ansia e paure: Comprenderle, affrontarle e dominarle. Milano: McGraw-Hill.

TAYLOR, S. (1978), Disturbi di panico. Milano: Monduzzi.

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