I primi sintomi della Sclerosi Multipla (SM) si manifestano dai 20 ai 50 anni di età, con un picco d’incidenza a 30 anni di età e sono causati da un’anomalia delle cellule del sistema immunitario, le quali vengono erroneamente attivate, entrano nell’area cerebrale e attraverso la produzione di molecole infiammatorie, attaccano la mielina, come se fosse una sostanza estranea all’organismo.
La causa principale della patologia è ancora sconosciuta, anche se si ritiene che la malattia sia dovuta dalla combinazione di fattori genetici ed ambientali.
Cosa è importante sapere sui Deficit Cognitivi nella SM?
Nella Sclerosi Multipla vi è una prevalenza di disturbi cognitivi e nel 40/70% dei casi, con l’avanzare della malattia, i soggetti hanno maggiori difficoltà in:
- memoria verbale e visuo-spaziale a breve e lungo termine;
- velocità di elaborazione delle informazioni;
- fluenza verbale semantica e fonemica;
- capacità di problem solving;
- funzioni esecutive;
- concentrazione.
Tutto ciò comporta ovviamente ripercussioni sulla vita privata e sociale: la maggior parte dei soggetti che presentano disturbi cognitivi risultano essere disoccupati e meno coinvolti in attività sociali e ricreative e, ancor più grave, molto spesso dipendono da altre persone per le attività di vita quotidiana.
Quali conseguenze sul trattamento psicologico?
La diagnosi stravolge la quotidianità del soggetto e della propria famiglia.
Questa condizione, molto spesso, porta l’individuo ad andare incontro a disturbi psicologici come ansia e depressione e questo porta ad un maggiore declino cognitivo ed i processi maggiormente ostacolati sono le capacità attentive e la memoria di lavoro.
Il grado di severità del profilo cognitivo, secondo alcuni studi, può essere dovuto ad un elemento chiave, ovvero la “Riserva Cognitiva”: la combinazione tra fattori genetici/ereditari (potenziali di crescita intrinseche del cervello) e fattori ambientali (arricchimento intellettivo).
Ciò vuol dire che un soggetto con un buon grado di scolarità, tenderebbe ad avere minori difficoltà cognitive e maggiori prestazioni ai test, rispetto ad un soggetto con una bassa scolarità.
Una maggiore Riserva Cognitiva può migliorare le qualità bio-psico-sociali dei soggetti e questa considerazione permette di guardare la malattia con una percezione diversa.
Proprio per tali motivazioni, oltre alla riabilitazione neuropsicologica e multidisciplinare, è importante promuovere attività che aiutino l’individuo ad aumentare e mantenere un buon bagaglio cognitivo, ad esempio con: attività fisica, hobbies, lettura, studio… favorendo così una migliore qualità di vita.
Ad oggi rimangono aperti diversi quesiti: il discorso sulla Riserva cognitiva è applicabile solo ad individui giovani nelle fasi iniziali della malattia e cognitivamente integri per prevenire lo sviluppo di un deficit cognitivo?
Oppure durante tutto il decorso della SM per rallentare la progressione di tale deficit?
Ci si auspica che la ricerca continui ad andare avanti con sempre più velocità.
Dott.ssa Francesca Albanese
Dott.ssa Cristina Colantuono
Bibliografia
Annovazzi, P. Sclerosi multipla, 2021.
Nocentini, U., & Di Vincenzo, S., La riabilitazione dei disturbi cognitivi nella sclerosi multipla, 2007.
Pinardi, F., Deficit neuropsicologici nella sclerosi multipla: l’impatto della riabilitazione cognitiva, 2021.