Il concetto di identità riguarda la concezione che un individuo ha di sé, sia nell’individualità che nella società e comprende tutte quelle caratteristiche che rendono l’individuo unico e diverso dagli altri.
L’identità può essere divisa in identità personale ed identità sociale: l’identità personale comprende tutto ciò che distingue un individuo da un gruppo, mentre l’identità sociale comprende le caratteristiche che permettono ad una persona di essere considerata parte di un gruppo.
Gli studi sull’identità sociale
Tajfel fu il primo ad occuparsi di identità sociale. Nei suoi esperimenti chiamati di “gruppo minimale” divideva i soggetti in due gruppi basati su caratteristiche solitamente considerate irrilevanti (come la preferenza per i dipinti di Kandiskij o Klee), dimostrando come in pochissimo tempo i membri di un gruppo iniziavano a percepirsi come diversi e migliori degli altri.
Secondo la teoria della fusione identitaria, invece, quando una persona si identifica fortemente con un gruppo, la sua identità personale si fonde con quella dell’intero gruppo.
Spesso tale processo è il risultato di esperienze vissute all’interno del gruppo, come ad esempio la partecipazione a eventi emotivamente significativi o momenti di crisi condivisi. Un esempio lampante può essere la tifoseria di una squadra di calcio.
Alcune possibili cause:
- appartenenza a gruppi stigmatizzati o minoritari;
- esperienza di eventi traumatici;
- partecipazione a riti o rituali collettivi;
- identificazione con un leader carismatico;
- condivisione di valori e obiettivi comuni all’interno di un gruppo;
- esperienza di forti emozioni collettive come la solidarietà o l’eccitazione.
Queste variabili portano gli appartenenti al gruppo a sviluppare un forte senso di identità collettiva, fino a sentirsi “fusi” con esso.
I tre pilastri della fusione identitaria si basano sulla cognizione, avere cioè tratti, valori e obiettivi in comune con gli altri membri del gruppo; sull’emozione: senso di orgoglio, di gratitudine e di gratificazione per la propria appartenenza al gruppo ed infine sul comportamento, cioè azioni e atteggiamenti che un individuo compie per manifestare il proprio legame con il gruppo.
L’identità nazionale può essere un altro esempio di fusione identitaria proprio perché può essere fonte di forti legami collettivi e questo può portare ad una forte identificazione con il proprio paese e ai suoi cittadini come anche ad un atteggiamento di esclusione nei confronti degli individui e dei gruppi che non fanno parte della propria nazione.
Gli estremi della fusione identitaria
La fusione identitaria può spiegare il fanatismo e l’estremismo: quando un individuo si identifica profondamente con un gruppo, può essere spinto ad un comportamento estremo per proteggere gli interessi del gruppo e dei suoi membri. Questo può portare ad un atteggiamento di fanatismo, in cui le opinioni e le azioni dell’individuo diventano estremamente rigide e inflessibili.
Come opporsi a tale evidenza?
La comprensione dei meccanismi alla base di tale fusione può aiutare a prevenirne gli effetti negativi: la promozione di una maggiore consapevolezza dei tratti comuni che uniscono le persone a livello individuale e collettivo, oltre alla promozione di valori come la tolleranza, l’inclusione e la diversità, possono contribuire a prevenire l’estremismo e promuovere una maggiore armonia sociale.
E’ la stessa teoria dell’identità sociale che spiega come si alimenta tale meccanismo: l’identità di gruppo svolge un ruolo importante nel mediare lo stress legato allo stile di vita estremista e nel sostenere l’impegno nella violenza. L’identificazione profonda con il gruppo modifica anche l’identità sociale tanto da diventare centrale per l’identità personale.
E’ l’identità di gruppo che sostiene l’impegno nella violenza, poiché i membri si sentono parte di qualcosa di più grande e condividono una motivazione comune per perseguire la loro causa.
Un altro aspetto: il narcisismo collettivo
Viene definito come la convinzione che il proprio gruppo abbia diritto a privilegi ed eccezionalità non riconosciuti dagli altri e può quindi influenzare il comportamento politico, come ad esempio le decisioni di voto, legittimando la convinzione della superiorità del proprio gruppo nazionale.
Chi è vittima di questo effetto è spinto ad assumere comportamenti che sostengono e promuovono la convinzione di questa superiorità fino a mostrarne le conseguenze:
- diminuzione della tolleranza intergruppo;
- ostilità intergruppo;
- pregiudizio;
- percezione distorta dei gruppi esterni.
La conoscenza di tali meccanismi psicologici è utile per comprendere i fatti di cronaca legati a gesti di violenza, disimpegno morale, discriminazione e razzismo.
Dott.ssa Sofia Malatesta
Dott.ssa Cristina Colantuono
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