I fattori psicologici nelle patologie gastrointestinali: il ruolo del cervello viscerale

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Che cos’è il cervello viscerale?

Esiste un’importante via di comunicazione che collega il cervello all’intestino, denominata asse intestino-cervello.

Nel tentativo di comprendere a fondo questa interazione, nel XIX secolo è stata fatta una scoperta fondamentale: l’intestino è la sede di un vero e proprio secondo cervello, il Sistema Nervoso Enterico (SNE), chiamato anche cervello viscerale.

Sia il cervello “primario” che questo secondo cervello viscerale sono necessari per la sopravvivenza e dialogano continuamente tramite uno scambio di informazioni bidirezionale. Questa via di comunicazione ha molteplici funzioni ma, soprattutto, mantiene l’equilibrio dell’organismo regolando i processi digestivi in funzione dello stato fisico ed emotivo della persona.

L’intestino è il più grande magazzino corporeo di serotonina (ne contiene  il 95%), una sostanza fondamentale sia per il sano funzionamento intestinale che per la regolazione del sonno, del dolore, dell’appetito, dell’umore e del benessere in generale. Dunque, il cervello viscerale è un organizzatore di varie funzioni vitali ed, inoltre, è in grado di provare emozioni.

I disturbi gastrointestinali

Negli ultimi anni si sta riscontrando in ambito sanitario un aumento dei disturbi gastrointestinali, spingendo i professionisti della salute ad interessarsi maggiormente a queste patologie per comprenderne le cause e le possibili cure.

Spiccano in tal senso i disturbi gastrointestinali funzionali (FGID) dei quali fa parte, ad esempio, la sindrome dell’intestino irritabile.

Gli FGID tendono ad essere cronici e sono caratterizzati da un generale malfunzionamento intestinale che spazia da un dolore addominale fino alla presenza di vomito, diarrea e conseguente disagio generale della persona.

La peculiarità degli FGID è l’assenza di apparenti cause biologiche, anatomiche o fisiologiche che spieghino i sintomi ed è qui che entra in gioco il ruolo dei professionisti della salute mentale.

Un dato interessante è il fatto che una percentuale compresa fra il 30% e il 60% delle persone affette da FGID, soffre anche di disturbi d’ansia e/o di depressione. Una possibile spiegazione può essere che avere un sistema gastrointestinale malfunzionante influisca sulla propria salute mentale, portando ad emozioni di vergogna, isolamento, preoccupazione e insoddisfazione per il proprio corpo e queste emozioni, soprattutto se provate per lunghi periodi, possono rendere più vulnerabili all’ansia e alla depressione.

Un numero sempre maggiore di studi sta però mettendo in luce anche la relazione contraria: chi soffre di stati emotivi negativi cronici ha maggior probabilità di sviluppare FGID.

In particolare, si prende in considerazione il ruolo dello stress: uno stress acuto o prolungato scatena una serie di reazioni dell’organismo, il quale cerca di rispondere nel miglior modo possibile per gestire la condizione stressante, creando una cascata di reazioni bio-chimiche che modifica il funzionamento cerebrale ed influenza le emozioni e la loro intensità.

Il cervello comunica la condizione stressante all’intestino: la risposta è un’alterazione del delicato equilibrio intestinale, poiché si modifica la microflora batterica necessaria affinché funzioni in modo sano. Di conseguenza, cambiano anche i messaggi che l’intestino invia al cervello, per cui le emozioni legate allo stress si intensificano e si prolungano.

In altre parole, si instaura un circolo vizioso, uno schema disadattivo di risposta allo stress che mantiene e peggiora il disagio fisico ed emotivo.

Non a caso, eventi traumatici e particolarmente stressanti della vita, così come condizioni pre-esistenti di ansia e depressione, sono considerati fattori di rischio per la comparsa e l’aumento dei sintomi in molti disturbi cronici dell’apparato digerente. Tra questi ci sono gli FGID ma anche le malattie infiammatorie intestinali e la malattia da reflusso gastroesofageo.

Cosa si può fare?

E’ appurato che il disagio psicologico sia parte integrante dei disturbi gastrointestinali.

Questo chiarisce l’utilità di intervenire non solo a livello medico, ovvero sulla sintomatologia fisica, ma anche a livello psicologico nel loro trattamento.

Le tecniche di rilassamento, l’ipnoterapia, la mindfulness, la psicoterapia strategica sono alcuni esempi di strumenti professionali che si sono dimostrati efficaci per lenire sia i sintomi fisici che quelli emotivi, poiché lavorano sui fattori che causano e mantengono il circolo vizioso.

La sinergia tra l’intervento medico e quello psicoterapeutico si rivela dunque la scelta più completa ed efficace per raggiungere miglioramenti stabili nel tempo.

Dr. Cristina Marcantoni

Dr. Cristina Colantuono

Bibliografia

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