Non solo pallottole: disagio psichico nelle vittime di mafia

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Quando si parla di mafia indubbiamente la percezione e la rappresentazione del fenomeno da parte di chi ha dovuto farci i conti in prima persona tende ad essere diversa rispetto a chi è lontano da tali realtà.

La ricerca si è occupata più volte di approfondire le ricadute psichiche della mafia sui cittadini e sulle comunità cercando di richiamare l’attenzione sull’impatto della criminalità organizzata sul funzionamento psicosociale.

Non vanno considerate vittime di mafia soltanto i caduti delle stragi ma tutti gli abitanti di quei territori in cui la presenza mafiosa condiziona le scelte personali e professionali dei singoli.

Vittime dirette ed indirette

Alcune ricerche hanno messo in luce come le pressioni psicologiche inferte dalla mafia provochino un’ampia varietà di conseguenze sia sul benessere psico-fisico delle vittime che sul loro sistema familiare e sociale, compromettendone significativamente la qualità della vita.

La conoscenza di queste ricadute e la consapevolezza della loro influenza non solo sulle vittime dirette ma anche sulle vittime indirette, rende l’approfondimento della sofferenza psichica di queste persone uno dei principali interessi della psicologia del fenomeno mafioso, tra i cui obiettivi c’è quello di fornire un’adeguata assistenza psicologica a chi ha dovuto affrontare problematiche su questo fronte.

In questa direzione vanno ricordate le ricerche sui commercianti vittime del pizzo; in questa categoria di persone è emersa una diminuzione dell’autostima, disturbi d’ansia, senso di fallimento e depressione, rotture dei legami familiari, sociali e professionali con conseguente solitudine ed isolamento, sfiducia nelle istituzioni e prevalenza di un pensiero paranoide e vissuti persecutori.

Tali vissuti sono ovviamente amplificati quando ci si scontra col volto più violento o minaccioso della mafia, quello che mette a rischio la propria sopravvivenza o quella dei propri cari.

I survivors

Diversi studi internazionali si sono occupati di approfondire l’aspetto psicologico nei cosiddetti “homicide survivors” cioè quelle persone sopravvissute all’omicidio di un familiare o di una persona cara, concordando sull’entità del trauma che si ritrovano ad affrontare.

In Italia Cannizzaro & Giordano (2017) si sono occupati di approfondire le ricadute psicologiche sui familiari delle vittime innocenti della mafia in Sicilia e in Calabria, riportando ulteriori dati sull’importanza di fornire un supporto psicologico verso quelle persone che si trovano ad affrontare questa tipologia di trauma.

Gli omicidi/attentati mafiosi infatti si caratterizzano per la particolare cornice in cui si verificano: non vengono commessi solo dagli esecutori materiali ma anche dai mandanti e dall’intera organizzazione criminale che, oltre ad eliminare un nemico, mira a lanciare un messaggio a tutta la comunità del territorio in cui opera.

Questi elementi incidono decisamente sulle vittime e sui loro cari che, dopo l’avvenimento, si ritrovano a dover fare i conti con ulteriori avversità quali l’isolamento e il mascariamento, tutto questo non può che nuocere anche per la restante parte della società civile che si vede schiacciata da tale violenza.

Il ruolo del supporto

Le modalità di operare caratteristiche delle mafie mostrano come ogni azione abbia una forte valenza psicologica; per questo motivo riconoscere e sostenere le ricadute psicologiche delle vittime di mafia e dei loro familiari rappresenta un elemento fondamentale nelle iniziative di contrasto alla criminalità organizzata.

L’esperienza di un attentato alla propria vita ma anche delle violenze fisiche o dei danneggiamenti ad una proprietà o ancora delle minacce dirette o velate attraverso la comunicazione non verbale (es. la classica bottiglia di combustibile lasciata davanti l’attività di un commerciante), sono indubbiamente delle esperienze forti.

Pensare che tali azioni provengano dalla mafia, con le annesse dimensioni fantasmatiche e persecutorie che la caratterizzano, amplifica la forza di questi eventi, conferendogli tutti i requisiti che li rendono veri e propri traumi psichici. Un elemento comune tra chi ha avuto il coraggio di contrapporsi apertamente alle mafie è il successivo vissuto di isolamento a cui consegue dunque uno scarso supporto sociale e psicologico, fattore che porta alla perdita di fiducia per la causa dell’antimafia.

Per tali motivazioni, è indispensabile che il supporto psicologico sia orientato verso quattro aree principali:

  • Familiare
  • Sociale
  • Mediatico
  • Istituzionale

Nei casi in cui sia possibile fornire un tale supporto, i beneficiari dichiarano una migliore qualità della vita rispetto a chi fa i conti con la triste esperienza dell’abbandono sociale ed istituzionale.

Tutti questi elementi inevitabilmente ricadono sulla fiducia ed il coinvolgimento sociale nella lotta alla mafia; la psicologia può dunque fornire strumenti preziosi all’antimafia per estendere il contrasto alla criminalità organizzata oltre le aule dei tribunali, con l’attuazione di interventi psicoeducativi e di supporto alle vittime e a chi è impegnato in prima linea nel contrasto al fenomeno.

Dr. Andrea Sgroi

Dr. Cristina Colantuono

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