Quali e quanti sono i disturbi alimentari? Come uscirne?

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I disturbi alimentari sono un’alterazione delle abitudini alimentari con eccessiva preoccupazione per il peso corporeo tanto da arrivare a compromettere la salute o il funzionamento psicosociale. Nei casi più gravi sono associati ad alti tassi di morbilità e mortalità.

Il DSM-5 menziona otto categorie di disturbi alimentari:

  1. Anoressia nervosa: può essere di tipo restrittivo (si perde peso con il digiuno o l’eccessivo esercizio fisico) o di tipo Binge eating/purging (ci si abbuffa con grandi quantità di cibo che poi si eliminano con vomito autoindotto, lassativi/diuretici).
  2. Bulimia nervosa: si mangiano quantità elevate di cibo in un breve periodo, si perde il controllo delle abbuffate e si attuano comportamenti per compensare il senso di colpa con vomito forzato, lassativi/diuretici, alimentazione limitata o esercizio fisico eccessivo.
  3. Disturbo da binge-eating: si mangiano enormi quantità di cibo in un breve periodo, accompagnati da perdita di controllo durante il comportamento alimentare incontrollato.
  4. Disturbo evitante o restrittivo dell’assunzione di cibo: può essere dovuto alla perdita di interesse nel mangiare, a un’intensa antipatia per gusti, odori, consistenza o colori specifici.
  5. Pica: si desidera mangiare elementi non alimentari come terra, gesso, sapone, carta, capelli ghiacciati.
  6. Ruminazione: si rigurgita il cibo precedentemente ingerito, lo si mastica di nuovo e poi lo si deglutisce o sputa.
  7. Altri disturbi della nutrizione e dell’alimentazione specificati:
    • Disturbo di eliminazione: l’individuo utilizza comportamenti compensativi come il vomito o uso di lassativi per eliminare il cibo ingerito.
    • Sindrome del mangiare notturno: è caratterizzata da assunzione di cibo spesso dopo il risveglio dal sonno.
    • Anoressia nervosa atipica: si differenzia dall’anoressia nervosa per il BMI nel range “adeguato” di 20-25 kg/m2 o superiore.
    • Bulimia nervosa sottosoglia e disturbo da alimentazione incontrollata: in questo caso non sono soddisfatti i criteri previsti per la bulimia nervosa e del binge eating.
    • Ortoressia: gli individui hanno un’attenzione ossessiva al mangiare sano.
  8. Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione non specificati.

Le cause

L’eziologia dei disturbi alimentari è eterogenea e si può parlare di cause biologiche, psicologiche, dello sviluppo e socio-culturali.

  1. Fattori biologici:
    • Genetica: studi sui gemelli e sull’adozione dimostrano il ruolo ereditario dei disturbi alimentari.
    • Neurobiologia: la serotonina svolge un ruolo significativo nella regolazione dell’appetito e dell’umore.
  2. Fattori psicologici: perfezionismo, impulsività, ricerca di novità, ossessivo-compulsività, evitamento del danno e nevroticismo sono tratti di personalità comuni spesso associati a disturbi alimentari.
  3. Fattori di sviluppo: la perturbazione precoce nello sviluppo infantile, come l’abuso sessuale infantile, rappresenta un rischio significativo nello sviluppo di disturbi alimentari.
  4. Fattori socio-culturali: le preferenze culturali per la magrezza, l’esposizione alla cultura occidentale che valorizza un corpo snello per le donne e l’esposizione ai media che promuovono tali idee giocano un ruolo importante nell’aumentare la prevalenza dei disturbi alimentari in tutto il mondo.

Come risolvere tali disturbi?

C’è un’ampia variazione nel modo in cui vengono gestiti i disturbi alimentari.

I trattamenti più efficaci mirano a trattare i disturbi con una modalità mista: con psicoterapia e farmacoterapia. Senza dubbio è fondamentale agire velocemente per individuare i segni premonitori e cercare poi un trattamento precoce.

L’approccio gestionale è adattato alle esigenze del paziente e può comprendere uno o più dei seguenti elementi: psicoterapia; farmacoterapia; consulenza nutrizionale e assistenza post-operatoria e monitoraggio.

La prevenzione

La prevenzione dei disturbi alimentari è un problema vitale di salute pubblica.

I programmi di prevenzione universali rivolti a livello nazionale, comunitario o scolastico mirano a promuovere il benessere generale e ridurre il rischio di disturbi alimentari.

A livello educativo è necessario lavorare sulla percezione dell’immagine corporea e sull’obesità implementando proprio il curriculum scolastico.

In seguito al conclamarsi del disturbo è indispensabile educare i pazienti e le famiglie sul decorso, la prognosi e la gestione dei disturbi alimentari. I membri della famiglia ed i genitori dovrebbero sempre essere inclusi nel processo di gestione per facilitare la pianificazione dei pasti o l’impostazione dei limiti, particolarmente utile durante la gestione di bambini piccoli e adolescenti.

Ma è l’ascolto e l’attenzione a rivelare più di tutti chi sono i soggetti più fragili e potenziali vittime di questi disturbi che altro non sono che una chiara comunicazione di silenziose richieste di aiuto.

Dr.ssa Rossella Casieri

Dr.ssa Cristina Colantuono

 

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