Busy Bragging: l’oppio della felicità ?

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La percezione del sentirsi impegnati, spesso, sembra gratificare maggiormente che avere del tempo libero da dedicare al proprio benessere.

L’impegno, come inteso nella società odierna, è legato allo stress giornaliero tuttavia da alcuni recenti studi si evince che questo sia uno stato di autodeterminazione e di importanza nei confronti della società in cui si vive.

C’è una sofferenza che aleggia su questo tempo caotico, instabile e disordinato ed è legata all’incessante necessità di essere sempre impegnati nel fare qualcosa, l’ossessione di non avere tempo per sè stessi o per coltivare interessi, rende migliori agli occhi degli altri. L’aspetto interessante è che, chi è affetto o mostra i segnali di tale disturbo, sembra non accorgersene.

Levine nel 2005 condusse una ricerca sullo stile di vita degli americani prendendo come riferimento due città di dimensioni diverse e paragonò le vite dei cittadini: in entrambi i casi analizzati, i cittadini americani che parteciparono alla ricerca mostravano un certo vanto nel definirsi impegnati e occupati sottolineando questo vanto, soprattutto nei confronti di chi aveva del tempo libero.

Questa tendenza ad aumentare gli impegni e le attività da svolgere è cresciuto con il passare degli anni, acutizzandosi soprattutto durante la pandemia da COVD – 19, infatti nel momento in cui si è tornati operativi, lavorare affannosamente ha donato nuovamente un senso, viziato, al lavoro e all’impiego.

I tempi attuali sono scansionati, dunque, dalla frenesia di fare tutto e subito ma sono altrettanto accompagnati dalle scelte individuali.

Le norme temporali sulla gestione, concezione e uso del tempo, permettono alla psicoterapia di aprire una finestra informatica su ciò che un determinato gruppo di persone ritiene importante.

Cos’è il Busy Bragging?

L’ossessione di essere costantemente occupati perchè rende migliori rispetto ad altri è definita Busy Bragging.

Tradotto letteralmente significa il vanto di sfoggiare l’impegno impiegato nell’attività serrata del fare che non permette di avere tempo libero né di goderne. Ricercatori impegnati nello studio di tale fenomeno, sottolineano che un punto comune nel dilagare di tale stato sia l’avvento, sempre più pressante, della tecnologia.

Inoltre, la ripresa dei ritmi precedenti al periodo scandito dal COVID-19, ha richiesto un incremento di presenza e pressione percepito come un “regalo”, un ritorno alla vita normale diversa dalla precedente ma scandita da tempistiche rapide e più dinamiche.

Dall’analisi dei dati raccolti è emerso che definirsi occupati, impegnati e senza tempo libero non sia sintomo di stress ma un modo per autodefinirsi all’interno del gruppo sociale: uno stato mentale di determinazione del valore materiale della propria persona.

Questa percezione distorta ha un costo in termini salute mentale del soggetto, il quale non solo non ha coscienza della situazione che subisce ma vive delle emozioni pressanti simili ad uno stato di ansia perenne.

Qual è il costo che si paga nel condurre una vita sempre frenetica?

Una delle conseguenze che maggiormente si verifica, è una progressiva perdita del valore dell’identità dell’io, travolto dall’esigenza di non fermarsi mai e di fare sempre di più per essere riconoscibili e riconosciuti. Altre conseguenze sono state riscontrate nei rapporti interpersonali e familiari, nonché sulla stessa salute psicologica del soggetto che ne è afflitto.

Cause e soluzioni

L’esigenza di essere riconoscibili e riconosciuti ha segnato marcatamente le società negli ultimi anni, soprattutto dopo la crisi socio-economico e identitaria provocata dal COVID- 19, che ha modificato o stravolto le abitudini e gli equilibri precedenti.

Spesso chi soffre di Busy Bragging, non è consapevole del circolo vizioso che alimenta e vive: la percezione di essere in continuo stato di stress induce a sentirsi e a vantarsi di essere migliore rispetto a chi gestisce il tempo in maniera diversa.

Come esistono le cause, esistono anche le soluzioni che possono rallentare e in alcuni casi arginare tale fenomeno. Un’azione che potrebbe essere messa in atto consiste nell’introdurre delle barriere in modo da dividere vita professionale e vita privata; porre un punto fermo aiuterà a ridurre lo stress e a riprendere in mano il valore del proprio essere al di fuori dalla sfera lavorativa.

Lavorare sull’aspetto psicologico della persona che vive questa situazione di continua occupazione frenetica, potrebbe influire sulla riduzione del livello di tensione emotiva e consentire di prendere coscienza, allo stesso tempo, delle cause che hanno condotto ad un tale stile di vita poco funzionale e salutare.

Dott.ssa Graziella Menniti

Dott.ssa Cristina Colantuono

 

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