7 Febbraio – Giornata mondiale contro il bullismo ed il cyberbullismo

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Con il termine bullismo viene definito un comportamento aggressivo e ripetitivo nei confronti di chi non è in grado di difendersi. Solitamente, i ruoli all’interno di questo fenomeno sono ben definiti: da una parte c’è il bullo, colui che attua dei comportamenti fisicamente e psicologicamente violenti e dall’altra parte c’è la vittima, la quale subisce tali atteggiamenti. La sofferenza psicologica e l’esclusione sociale sono sperimentate di sovente da chi, senza poter scegliere, si ritrova a vestire i panni della vittima subendo ripetute umiliazioni da coloro che invece ricoprono il ruolo di bulli.

Quali sono le cause

Ma cosa induce una persona a comportarsi da bullo? E di contro, qual è la causa per la quale un soggetto è vittima di episodi di bullismo?

Una serie di studi ha messo in luce come una buona e positiva percezione del sé aiuterebbe bambini e adolescenti nell’ottenimento di successi, a livello relazionale e di rendimento scolastico. Per concetto di sé viene intesa l’opinione che ognuno sviluppa riguardo a sé stesso; questo concetto si riferisce alla percezione e alla cognizione delle proprie caratteristiche, alle credenze riguardo sé stessi, le capacità, le impressioni, le opinioni che ogni individuo pensa di avere e che lo contraddistinguono dagli altri. Il concetto di sé è stato sovente accompagnato dal costrutto dell’autostima, ma si tratta di due concetti ben diversi: il concetto di sé si focalizza sugli aspetti cognitivi del sé, su come ci si vede e ci si descrive nei vari ambiti della vita; l’autostima riguarda invece gli aspetti valutativi del sé, il valore che ad essi si attribuisce.

Esiste una possibile relazione tra condotte di bullismo e immagine del sé: una ricerca condotta nel 1998 ha evidenziato come un debole concetto di sé possa condurre alla vittimizzazione e come l’effetto di eventuali fattori di rischio sia maggiore nei soggetti che hanno un concetto di sé fragile, sentendosi sempre inadeguati. Ulteriori ricerche hanno indagato il concetto di sé in bambini e adolescenti che utilizzano condotte aggressive: apparentemente il concetto di sé sembra elevato, ma in realtà ciò denoterebbe piuttosto un tentativo di essere ciò che non si è. Nei bulli, ad esempio, sembrerebbe che il comportamento prepotente da essi attuato sia efficace a far loro guadagnare potere, ammirazione nonché attenzione e, in questo modo, tentare ad un miglioramento dell’immagine di sé.

Cos’è il Cyberbullismo

Il cyberbullismo è definito come un atto aggressivo e intenzionale attuato da un individuo o un gruppo di individui attraverso dispositivi elettronici mobili che implicano un contatto ripetuto nel tempo con la vittima la quale non può facilmente difendersi. Si identificano delle caratteristiche proprie di tale comportamento: il bullo può mantenere all’interno della rete l’anonimato, ha un pubblico vasto nella dimensione digitale, e può controllare le informazioni personali della sua vittima.

La vittima, a sua volta, sperimenta difficoltà a scollegarsi dall’ambiente informatico poiché non sempre ha la possibilità di conoscere l’identità del suo aggressore e, di conseguenza, potrebbe avere una scarsa conoscenza dei rischi insiti nella condivisione delle informazioni personali in rete e, a causa di queste difficoltà da parte della vittima, quest’ultima talvolta potrebbe arrivare a compiere atti tragici. Un recente studio ha tentato di approfondire il fenomeno del suicidio adolescenziale e la possibile associazione con il fenomeno del cyberbullismo concludendo che quest’ultimo potrebbe essere uno dei fattori scatenanti alla base di alcuni atti suicidari. Il cyberbullismo inoltre può essere considerato una forma specifica del macro-fenomeno del bullismo. I genitori possono avvalersi di segnali identificativi per individuare forme di cyberbullismo di cui i propri figli potrebbero essere vittime come, ad esempio, un utilizzo eccessivo dei dispositivi elettronici, la chiusura repentina di pagine web all’arrivo inaspettato di familiari, il ritrovamento di immagini insolite all’interno del pc nonché bassa autostima unita a mancanza di interesse in occasione di eventi sociali che includono altri studenti.

Il cyberbullismo non caratterizza solo gli adolescenti: anche gli adulti risentono di tale fenomeno, in particolare sul luogo di lavoro. Uno studio, che ha coinvolto ricercatori della University of Sheffield e della Nottingham University, ha reso noto come su un campione di 320 persone, circa otto su dieci sono state vittime di cyberbullismo almeno una volta negli ultimi sei mesi. I dati hanno anche mostrato che per il 20% dei partecipanti è risultata un’incidenza settimanale dell’evento.

Come difendersi dal bullismo

La condotta genitoriale può essere guidata, per quanto riguarda il fenomeno del bullismo, da comportamenti specifici finalizzati a gestire una potenziale situazione rischiosa evitando di comprometterla:

  • non avere reazioni violente a scopo di vendetta, di solito non sono utili e portano ad un peggioramento della situazione;
  • sforzarsi di mantenere la calma, poiché i bulli hanno come scopo il provocare reazioni di umiliazione e il soddisfacimento di questo loro bisogno porta loro alla reiterazione del comportamento. Il non ottenimento di tali reazioni potrebbe farli desistere;
  • ricordarsi che non si è soli, considerando il bullismo come qualcosa che la vittima non è in grado di affrontare da sola, ma è un fenomeno che riguarda anche genitori e istituzioni scolastiche e di cui è possibile parlare apertamente;
  • evitare di frequentare gli stessi posti di coloro che bullizzano, cercando di essere il più possibile in compagnia e mai soli;
  • rispondere in modo determinato, fermo ed assertivo, evitando comportamenti aggressivi che non siano però troppo sottomessi;
  • volgere a proprio favore i commenti negativi del bullo;
  • coltivare più amicizie possibili all’interno del contesto scolastico e non solo, circondandosi di affetto da parte di persone care che aiuterà a non cedere emotivamente;
  • sviluppare un atteggiamento autoironico che si dimostrerà essere un valido supporto e un forte alleato, nonché fonte di apprezzamento da parte di chi bullizza, il quale potrebbe essere invogliato ad abbandonare i propri comportamenti nei confronti della vittima.

Dott.ssa Marialisa Papa

Dott.ssa Cristina Colantuono

 

SITOGRAFIA

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