“Una stanza piena di gente” la storia di Billy Milligan: considerazioni psicologiche sul disturbo dissociativo dell’identità e sul comportamento criminale

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“La dichiarazione del dottore riportata alle corte:

«il paziente riferisce che fu vittima di sadismo e abusi sessuali a opera del patrigno.

Secondo il paziente, questo si verificò nell’arco di un anno, quando lui ne aveva otto o nove, generalmente in una fattoria dove si trovava solo con il patrigno.

Racconta di come temeva che il patrigno potesse ucciderlo […]».

In quel momento la sua mente, le sue emozioni e la sua anima si disintegrarono in 24 parti”

(Daniele Keyes)

 

Era il 1978 quando per la prima volta nella storia degli Stati Uniti d’America, una persona, Billy Milligan, autore di reato di stupro e di violenze, viene giudicato non colpevole per infermità mentale e gli viene diagnosticato il disturbo di personalità multipla, oggi disturbo dissociativo dell’identità.

Il Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID), prevede che in un individuo siano presenti differenti stati di personalità, e che la persona possa “diventare qualcun altro”. Questi stati, infatti, definiti “alter”, sono ben distinti e definiti e prendono il controllo sia dei pensieri che dei comportamenti della persona: ciascuno ha il proprio nome, i propri ricordi, i propri comportamenti, il proprio modo di vestire e parlare (Steinberg, 2006; Liotti & Farina, 2011). Questo disturbo viene ampiamente descritto nel libro Una stanza piena di gente di Daniele Keyes, che ripercorre la vera storia biografica di Billy Milligan insieme alle sue 24 personalità.

Che legame c’è tra trauma e dissociazione?

Il disturbo dissociativo dell’identità, come nella storia di Milligan, può insorgere a causa di esperienze traumatiche cumulative, definiti traumi complessi, in cui la vittima è impotente e non riesce a sottrarsi all’evento o alla situazione nella quale è coinvolta fino a maturare un disturbo psichico. La risposta a questo trauma complesso ripetuto nel tempo, infatti, può portare alla disgregazione dell’identità (Liotti & Farina, 2011); la mente perde la sua capacità di integrare le funzioni cognitive superiori e, per un legame di tipo causa-effetto, si crea una corrispondenza tra trauma e dissociazione (Dutra et al., 2009).

La dissociazione compromette le relazioni interpersonali e causa un deficit nella capacità di regolare le emozioni in caso di stress e una carente mentalizzazione; la capacità, cioè, di rappresentarsi e di comprendere lo stato mentale degli altri (Liotti & Farina, 2011).

Il trauma, invece, è definito come “un evento di qualsiasi tipo, sia nella vita del bambino che dell’adulto, che determina un profondo senso d’impotenza e di fragilità e che interrompe lo scorrere della vita psichica normale dell’individuo. Un evento che si situa fuori dell’esperienza di vita normale dell’individuo” (APA, 2013). Il trauma può distinguersi in due tipologie: il “trauma semplice” riferendosi ad eventi singoli come incidenti stradali, terremoti eccetera, oppure, come precedentemente citato, il “trauma complesso”, quest’ultimo è solitamente di tipo interpersonale, ad esempio abusi e maltrattamenti ai quali la vittima non può sottrarsi e che sono ripetuti nel tempo (Liotti & Farina, 2011).

Può il trauma generare una mente criminale?

La Dott.ssa Vittoria Ardino, nel 2011 durante una conferenza a Milano, afferma come l’esposizione precoce a traumi familiari o di comunità siano correlati positivamente con un maggiore rischio ai comportamenti criminali. Gli autori di reato, inoltre, che vivono un Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) presentano un comportamento criminale correlato con la gravità del disturbo.  Negli anni sono state condotte numerose ricerche in merito a quali fattori o disturbi mentali possano essere correlati alla mentalità criminale. Negli anni ‘90 si è evidenziato come il fattore di rischio della violenza non sia la malattia mentale in generale, ma solo alcuni disturbi, come ad esempio la schizofrenia e gli altri disturbi psicotici, disturbi da uso di sostanze e disturbo bipolare (Lindqvist & Allebek, 1990; Grossman et al., 1995). In base al recente studio condotto da Grego e Maniglio nel 2007, sembrerebbero esserci alcuni fattori e disturbi che potrebbero determinare una mentalità criminale fin dall’infanzia come ad esempio comportamenti antisociali precoci, devianza nell’adolescenza, comportamenti criminali nell’età adulta o contesti familiari e culturali disfunzionali (De Leo, 2003).

Dai precedenti studi emerge, dunque, che non ci siano individui che sono predisposti più di altri al comportamento antisociale, ma esistono alcune circostanze che li rendono più vulnerabili a svilupparlo. Tra questi, il trauma è un importante fattore che aumenta questa vulnerabilità. Durante un evento traumatico, infatti, l’individuo vive in un costante stato di allarme e le aspettative di maltrattamento e paura possono generare una disregolazione emotiva e la messa in atto di comportamenti violenti per proteggersi; tali meccanismi sono solo alcuni degli aspetti di base che possono portare allo sviluppo di condotte antisociali. Diversi studi, inoltre, mostrano come i criminali, rispetto alla popolazione generale, abbiano alti livelli di rabbia, impulsività, traumi e dissociazioni ai quali si aggiunge spesso un abuso di sostanze e caratteristiche psicologiche appartenenti alla psicopatia. Gli psicopatici, in particolare, rispetto ad altri criminali, hanno traumi più frequenti, traumi infantili più precoci e maggiori esperienze dissociative (Poythress, Skeem & Lilienfeld, 2006).

Un’altra ricerca, infine, ha posto la sua attenzione su come il trauma infantile possa generare un comportamento criminale (Baron & Forde, 2020). Ricordiamo che per trauma infantile si intendono tutti quegli eventi traumatici che si verificano in età infantile e ai quali il bambino non può sottrarsi (Farina e Liotti, 2011). I risultati della ricerca hanno evidenziato in primo luogo che numerose esperienze in questa fase di sviluppo come l’abbandono emotivo, l’abbandono fisico, l’abuso sessuale e l’abuso fisico, hanno una relazione diretta con la criminalità poiché riescono a plasmare il comportamento che verrà poi assunto dal giovane adulto (Baron & Forde, 2020).

Per concludere, dunque, sembra esserci una correlazione positiva tra trauma, dissociazione e comportamento criminale, ed una serie di fattori di rischio che rendono alcuni minori, piuttosto che atri, più inclini a commettere azioni criminose. Basta pensare ai bambini nati in contesti di disagio economico, culturale e sociale dove già le figure di attaccamento li abituano, fin da subito, ad essere spettatori prima e protagonisti poi di comportamenti disfunzionali e di condotte aggressive.

 

Dott.ssa Micaela Gloria

Dott.ssa Micol Lucantoni

 

BIBLIOGRAFIA

 

  • American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders. 5th edition. Washington, DC: American Psychiatric Association
  • Baron, S. W., & Forde, D. R. (2019). Childhood Trauma, Criminogenic Social Schemas, and Violent Crime, Deviant Behavior, 41, 991–1004.
  • De Leo, G. (2003) Funzioni e processi autoregolativi del comportamento criminale, Psicologia e Giustizia, 1.
  • Dutra, L., Bureau, J. F., Holmes, B., Lyubchik, A. & Lyons-Ruth, K. (2009), Quality of early care and childhood trauma: A prospective study of developmental pathway to dissociation, Journal of Nervous and Mental Diseases, 197, 383-390.
  • Farina, B., & Liotti, G. (2011). Dimensione dissociativa e trauma dello sviluppo, Cognitivismo Clinico, 8, 3-17
  • Greco, O. & Maniglio, R. (2007) Malattia mentale e criminalità, Rassegna italiana di criminologia, 1, 111-132.
  • Grossman, L. S., Haywood, T. W., Cavanaugh, J. L., Davis, J. M., & Lewis, D. A. (1995). State psychiatric hospital patients with past arrests for violent crimes, Psychiatric Services, 46, 790- 795.
  • Keyes, D. (2009) Una Stanza Piena di Gente(titolo originale: The Minds of Billy Milligan).
  • Lindqvist, P & Allebeck, P. (1990) “Schizophrenia and crime, a longitudinal follow-up of 644 schizophrenics in Stockholm”, British Journal of Psychiatry, 157, 345-350.
  • Liotti, G., & Farina, B. (2011), Sviluppi Traumatici. Eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissociativa, Raffaello Cortina, Milano.
  • Poythress, N. G., Skeem, J. L., & Lilienfeld, S. O. (2006). Associations among early abuse, dissociation, and psychopathy in an offender sample.,Journal of Abnormal Psychology, 115, 288–297.
  • Steinberg, M. & Schnall M. (2006) La dissociazione. I cinque sintomi fondamentali. Cortina Raffaello, Milano.

 

SITOGRAFIA

https://www.stateofmind.it/2011/12/psicopatia-comportamento-criminale/

https://www.stateofmind.it/2012/04/daniel-keyes-disturbo-dissociativo/

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