Il mondo scientifico si interroga e riflette sull’esistenza di Dio e i maggiori scienziati del mondo sono convinti dell’ordine e della comprensibilità dell’universo.
L’universo deve rispettare una logica matematica di fondo come ad esempio la “Teoria della gravitazione universale” di Newton o la “Teoria della relatività” di Einstein.
In questa logica però si può scorgere un atto di fede nell’armonia matematica delle cose.
Quindi cosa hanno in comune scienza e fede ?
IL CONTRIBUTO DELLA SCIENZA
Il modello cosmologico denominato “Big Bang” (grande scoppio) è basato sull’abbondanza fondamentale di alcune particelle leggere (idrogeno ed elio) che hanno generato un processo di nucleosintesi.
Lo stesso scienziato Peebles, che ha spiegato l’origine di questo modello (2011) scrive:
“L’essenza della teoria del Big Bang sta nel fatto che l’Universo si sta espandendo e raffreddando. Lei noterà che non ho detto nulla riguardo a una “esplosione”. La teoria del Big Bang descrive come il nostro universo evolve, non come esso iniziò”
Questa frase mostra che la scienza durante il corso dei millenni è riuscita a spiegare attraverso varie teorie l’evoluzione dell’Universo ma non è stata in grado di dare una spiegazione scientifica sul come si è creato tutto questo e come quelle particelle che hanno permesso la sua “nascita” si siano create.
In parallelo, il grande scienziato Zichichi, uomo di fede, ha affermato che: “non esiste alcuna scoperta scientifica che possa essere usata al fine di mettere in dubbio o di negare l’esistenza di Dio”.
Ecco quindi un primo punto in comune: la scienza è fonte di valori che possono essere vissuti in comunione con le Sacre Scritture, poiché il fine ultimo di entrambe è la Rivelazione della Verità. Ed In particolare, una Scienza che ha molto più in comune con la Fede, anche se in passato spesso è stata vista in contrapposizione ad essa è la Psicologia.
IL CONTRIBUTO DELLA PSICOLOGIA
Lo psicologo è colui che aiuta, si addentra nella terapia, nella ricerca di se stessi e della Verità, ossia sostiene i suoi pazienti nella ricerca della risposta alla domanda: “chi sono io realmente?”.
Se riflettiamo su quest’ultima affermazione possiamo notare che non è molto lontana dal concetto di Fede, di base il fine ultimo è lo stesso.
Molti psicoterapeuti infatti si sono posti il dilemma di quanto sia importante la presenza della fede (in termini spirituali) nella vita di un individuo.
E’ stato riscontrato che gli individui con un disturbo depressivo, con disturbi d’ansia o altre forme di disagio psicologico che esplicitano un CREDO nella propria vita (che può assumere diverse denominazioni: Dio, Buddha, Allah, ecc.), sono proprio quelli che mostrano una migliore reazione all’evento critico rispetto a chi non crede in niente.
Ad esempio la depressione è un disturbo dell’umore, caratterizzato da un insieme di sintomi, che alterano il funzionamento vitale della persona che ne soffre, compromettendo anche la sua vita sociale, in termini più concreti è un modo di morire emotivamente e psicologicamente. Quindi la persona depressa perde la gioia di vivere e soprattutto la voglia di vivere.
Ma cosa scuote un essere umano nel riprendere la sua vita in mano?
La motivazione.
Ma allora l’uomo non può vivere senza fede o può sopravvivere senza di essa?
La persona che ha fede può diventare depressa?
O al contrario la persona depressa è senza fede?
Non ci sono risposte oggettive a queste domande ma se teniamo conto di alcuni autori come Jung o Lowen, la fede può essere definita come “un movimento interiore attivo verso la vita”. Il che fa presumere un’azione dell’uomo o una relazione che coinvolge il suo mondo interiore (ego, sé, coscienza) e il rapporto con l’esterno (ambiente, società).
Jung sosteneva: tutto ciò che ho appreso nella vita mi ha portato passo per passo alle convinzione incrollabile dell’esistenza di Dio. Io credo soltanto in ciò che so per esperienza. Questo mette fuori campo la fede. Dunque io non credo all’esistenza di Dio per fede: io so che Dio esiste.
PERDITA DI FEDE E PATOLOGIA
Negli ultimi decenni c’è una crescente incidenza di disturbi psichici data dalle disillusioni e dalla perdita di fede. Molti uomini perdono la fede e chi perde la fede perde la voglia di lottare con affermazioni “tanto a che serve vivere?”.
E la via di fuga è nella fede: in una situazione di disagio estremo, gli unici a sopravvivere sono quelli per cui la vita ha un significato, il significato è individuato nella fede ed il credente ha in sé uno slancio che lo spinge ad affidarsi a ciò in cui crede. La fede nasce e si sviluppa attraverso le esperienze positive di una persona: ogni qualvolta si è amati e si risponde con l’amore si accresce la fede.
In un momento di estrema sofferenza si tende a perdere il senso di sé e di appartenenza alla comunità, ci si sente soli e senza via di uscita. E allora ci si rivolge a qualcuno che possa aiutare a cambiare rotta, a guardare la vita da un’altra prospettiva.
Chi crede ha un valore aggiunto ma la stessa speranza non è una panacea e non si è esenti comunque dallo sviluppare un disturbo psichico in presenza di una situazione avversa.
La differenza sta nel come viene affrontata, ciò che i filosofi chiamano “Tempesta” cioè l’avere occhi speranzosi verso un futuro migliore o occhi spenti di chi ormai non ha più nulla da perdere. La speranza generata dalla fede spinge alla motivazione.
E quest’ultimo punto è ciò che accomuna la Psicologia e la Fede, entrambe spingono infatti verso la motivazione, la speranza di credere in qualcosa, di sperare.
La psicologia non va in contrapposizione alla fede, sono invece complementari, cambia solo il punto di vista: uno prettamente psicologico e l’altro prettamente spirituale.
L’aspetto psicologico della persona può far parte del discorso religioso anzi dovrebbe armonizzarsi con esso. Tutto il mondo interiore dell’uomo, la sua storia individuale, le sue esperienze, possono assumere un senso diverso se lette e avvicinate alla luce della fede.
La psicologia ci può aiutare a comprendere meglio la nostra esperienza spirituale: ci può indicare le differenze, i limiti tra un ambito e l’altro, ci può chiarire dove finisce il nostro bisogno e inizia l’Amore gratuito, dove terminano le nostre paure e comincia l’aspirazione ad un’autentica trascendenza.
“La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità. E’ Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e in definitiva di conoscere Lui perché conoscendolo e amandolo possa giungere anche alla piena verità di se stesso (cfr ES 33,18, sal 27, Gv 14,8,1 Gv 3,2).
Articolo di Dr. Assunta Zaffino – Dr. Cristina Colantuono