L’attaccamento e lo sviluppo delle relazioni future

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Con il termine “attaccamento” si definisce un legame emotivo di lunga durata che si stabilisce con una persona specifica (Schaffer, 1998). Esso riveste un ruolo primario soprattutto nelle prime fasi e nei primi anni di vita e l’oggetto dell’attaccamento è solitamente un genitore o la persona che si prende cura dei bisogni fisiologici e psicologici del bambino (Bowlby, 1969). Il caregiver avrà un ruolo importante per la salute mentale e dovrà sapere tutto a riguardo le condizioni sociali e psicologiche che influenzano positivamente o negativamente lo sviluppo di tale processo (Bowlby, 1969).

Nella formulazione del legame di attaccamento, Bowlby, ispirato dai contributi etologici di Lorenz sull’imprinting e dagli esperimenti condotti sui macachi rhesus di Harlow, viene considerato il fondatore della teoria dell’attaccamento ma l’aiuto e il contribuito della psicologa americana Mary Ainsworth ha contribuito ad ottenere prove empiriche in grado di rilevare le differenze individuali.

La procedura semi-sperimentale da lei utilizzata e chiamata “Strange Situation”, permise, infatti, una metodologia di osservazione strutturata del comportamento del bambino in otto diverse condizioni della durata di circa 3 minuti ciascuna, al fine di individuare 4 stili di attaccamento:

  • attaccamento sicuro: il bambino ritiene la madre come base sicura poiché risponde in maniera efficace e costante alle sue richieste;
  • attaccamento insicuro-ambivalente: il bambino non è sicuro che la figura di attaccamento sia disponibile a rispondere ad una richiesta d’aiuto;
  • attaccamento insicuro-evitante: il bambino si sente rifiutato dai genitori;
  • attaccamento disorganizzato-disorientato: il bambino percepisce la figura d’attaccamento come fortemente scostante o addirittura minacciosa.

Secondo gli studi condotti dalla Ainsworth e dai suoi collaboratori, dunque, le differenze individuali nei comportamenti di attaccamento hanno origine dalla diversa capacità del genitore di rispondere in modo adeguato ai bisogni del bambino. Le prime interazioni, infatti, sono fondamentali per la costruzione della sua identità personale e della futura visione del mondo (Cooley, 1902).

Inoltre, i legami emotivi e affettivi che si stabiliscono tra un bambino e i suoi caregiver durante la prima infanzia potrebbero influenzare il futuro schema mentale che gli adolescenti formano su sè stessi e sul mondo che li circonda (Bowlby, 1982). Il legame di attaccamento con le figure di accudimento ricopre, infatti, due importanti funzioni: la prima è quella di fornire protezione mentre l’altra è di dare supporto e conforto emotivo influenzando il modo di creare e stabilire legami in età adulta (Bowlby, 1982).

In età adulta, infatti, le relazioni sentimentali significative e durature possono essere concepite come un processo d’attaccamento che mette in luce il ruolo che le relazioni della prima infanzia hanno avuto nel predire il “futuro successo” di una relazione di coppia (Velotti, 2011).

A fronte di ciò, siamo in grado così di distinguere:

  • le persone con uno stile di attaccamento sicuro in grado di dare e ricevere aiuto, amore, e di stabilire una relazione basata sulla fiducia reciproca;
  • le persone con uno stile d’attaccamento insicuro-evitante che vivono con profondo disagio l’eccessiva vicinanza del partner, fanno fatica a fidarsi, tendono a scappare, a non legarsi, non si lasciano coinvolgere eccessivamente, cambiano spesso partner e hanno una incapacità a stabilire una relazione solida e duratura (essi hanno una valutazione di sé positiva ma una considerazione negativa dell’altro);
  • le persone con uno stile di attaccamento insicuro-ambivalente che diventano molto ansiose e hanno un bisogno continuo di conferme nelle relazioni affettive perché non hanno mai potuto contare totalmente sulle loro figure di attaccamento (Essi sono dipendenti e non riescono a manifestare esplicitamente i propri bisogni poiché hanno paura della perdita o del rifiuto);
  • le persone insicure disorganizzate fanno molta fatica ad entrare in relazione con l’altro perché spesso hanno episodi traumatici irrisolti alle spalle e mettono in atto comportamenti aggressivi o di sottomissione (Attilli, 2007).

Le teorie dell’attaccamento, dunque, formulate da John Bowlby e da Mary Ainsworth sono le più interessanti teorie nel campo della psicologia e psicopatologia dello sviluppo e portano attenzione su alcune disfunzionalità del comportamento umano e su quanto esso possa condizionare la vita delle persone.

Il rischio di legami di attaccamento primari poco coerenti e adeguati si riversa, infatti, nella maggiore probabilità in condizioni problematiche in età adulta; dipendenza affettiva, scelte sentimentali sbagliate, relazioni instabili caratterizzate da violenza, o sottomissione. Così, anche, la persona può diventare diffidente, impaurita, debole o reagire alternando comportamenti aggressivi e/o manipolativi (Attilli, 2004).

Conclusioni

A fronte di quanto esposto, è chiaro dunque come la consapevolezza sui propri conflitti e sulle proprie difficoltà emotive ripercorre una storia che dal particolare stile di attaccamento sviluppato in età infantile arriva alle scelte adulte e alla capacità di organizzare la propria vita affettiva in modo che sia gratificante o fonte di frustrazione.

Attraverso un percorso di psicoterapia, nella relazione terapeutica con il professionista, è possibile sperimentare modelli relazionali alternativi e nuovi, disinnescare schemi cognitivi disfunzionali, riprendere il controllo della relazione e ritrovare il giusto equilibrio a livello personale.

Dott.ssa Simona Mariani

Dott.ssa Micol Lucantoni

BIBLIOGRAFIA

  • Ainsworth, M.D.S., Blehar, M., Waters, E., e Wall, S. (1978). Patterns of attachment: assessed in the Strange Situation and at home. Hillsdale: Erlbaum.
  • Attili, G. (2004). Attaccamento e amore. Cosa si nasconde dietro la scelta del partner? Bologna: Il Mulino.
  • Attili G. (2007). Attaccamento e costruzione evoluzionistica della mente. Normalità, patologia, terapia, Raffaello Cortina, Milano
  • Bowlby, J. (1969). Attachment and loss: Attachment (vol. 1), New York, NY: Basic Books.
  • Bowlby, J. (1973). Attachment and loss: Separation (vol. 2), New York, NY: Basic Books.
  • Bowlby J. (1982). Attachment and loss: Retrospect and Prospect. The American journal of orthopsychiatry, 52(4), 664–678.
  • Bowlby, J. (1989). Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Milano: Raffaello Cortina Editore.
  • Carli, L & Cassibba, R. (1995). Attaccamento e rapporto di coppia. Il modello di Bowlby nell’interpretazione del ciclo di vita, Milano: Raffaello Cortina Editore.
  • Cassibba, R. & D’Odorico, L. (2016). La valutazione dell’attaccamento nella prima infanzia, Franco Angeli.
  • Cooley, C.H. (1902). Human Nature and the Social Order, Cornell University Library.
  • Crittenden P. (1999). Attaccamento in età adulta. Milano: Raffaello Cortina.
  • Main, M., & Solomon, J. (1986). Discovery of an insecure-disorganized/disoriented attachment pattern. In T. B. Brazelton & M. W. Yogman (Eds.), Affective development in infancy (pp. 95-124).
  • Schaffer, H.R. (1998). Social Development. Oxford, Blackwell.
  • Velotti, P & Zavattin, G.C (2011). Attaccamento adulto e relazione di coppia:schemi del passato e disconnessioni del presente

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