La sindrome di Capgras

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Una signora di 83 anni, ogni volta che lei e il marito escono di casa, lei rientra di soppiatto per lasciare un biglietto con scritto dove sono diretti. Ogni giorno prepara tre tazzè di tè.
Il biglietto e la tazza di tè in più sono per il suo marito scomparso, perché la persona che è in quel momento con lei, è un impostore, un sosia che ha preso il posto di suo marito e che si comporta come tale (Tratto da Frazer & Roberts, 1994).

A questa signora è stata diagnosta la sindrome di Capgras.
La sindrome di Capgras è una condizione psichiatrica per cui il paziente è convinto che uno o più dei suoi cari sia stato sostituito da un impostore identico, un sosia; descritta per la prima volta nel 1923 dal dottor Josef Capgras in collaborazione con il dott. Jean Reboul-Lachaux nel libro “L’illusion des “sosies” dans un délire systématisé chronique”.

Sindromi deliranti da identificazione errata

La sindrome di Capgras è la più conosciuta di un gruppo di sindromi denominate sindromi deliranti da identificazione errata (DMS, Delusional Misidentification Syndromes), nello specifico comportano errori nell’attribuzione dell’identità in assenza di problemi percettivi e di riconoscimento. Tra queste rientrano:

  • Sindrome di Capgras
  • Sindrome di Fregoli: questa è considerata l’opposto della sindrome di Capgras. In questo caso il paziente attribuisce ad estranei l’identità di persone familiari, pur riconoscendone la diversità nell’aspetto. Per il paziente è come se il familiare indossasse la ‘maschera’ di un’altra persona o se l’estraneo incarnasse l’identità della persona conosciuta.
  • Sindrome di Intermetamorfosi: questo disordine è simile alla sindrome di Fregoli ma, in questo caso, scompare la consapevolezza della diversità dell’aspetto. Per il paziente, oltre all’identità cambia anche l’apparenza fisica, in un continuo gioco di trasformazioni in cui le persone intorno al paziente assumono forme ed identità motevoli.
  • Sindrome dei sosia soggettivi: simile all’intermetamorfosi, in questa condizione il paziente è convinto di vedere in persone estranee, dei sosia di sé stesso.
  • Paramnesia reduplicativa: in questo caso vi è la convinzione che ci siano esatte repliche di alcuni posti in altri luoghi. Per esempio, due repliche di una stessa clinica in due luoghi diversi.

Dal punto di vista clinico, queste sindromi si presentano con il carattere del delirio, in quanto la convinzione del paziente è irremovibile nonostante evidenti prove contrastanti.
Nei pazienti affetti da queste sindromi, è elevato il rischio di violenza nei confronti delle persone oggetto dell’identificazione errata, fino a sfociare in episodi di omicidio. Nel caso particolare del rapporto madre-figlio queste sindromi possono, seppur raramente, essere una componente delle psicosi post-partum, con possibili conseguenze rilevanti sul legame genitore-figlio, come la madre che in virtù della convinzione delirante, non sia disponibile a prendersi cura del bambino.

Cause e disturbi associati

In uno studio con un campione di 250 casi di sindrome di Capgras, è stato evidenziato che i disturbi in comorbidità si dividono tra disturbi di tipo psichiatrico, di cui la comorbilità più frequente si ha con la schizofrenia paranoide, e disturbi di tipo organico come il disturbo delirante con origine organica e la demenza senile.

La prospettiva dinamica, associa queste sindromi ad un’ambivalenza nei confronti della persona sostituita, la quale diviene un impostore per permettere al paziente di esprimere sentimenti altrimenti inaccetabili o portatori di eccessivo senso di colpa.
Secondo una spiegazione prettamente organica, si ipotizza una disfunzione di alcune aree cerebrali legate all’associazione tra riconoscimento del volto e il relativo affetto ed altre disfunzioni principalmente a carico dell’emisfero destro.

Una terza prospettiva, cerca di spiagare le DMS riconducendole alle cause neuropsicologiche del delirio. Ciò che rende particolarmente interessante la sindrome di Capgras sono principalmente due aspetti: certamente l’unicità e la particolarità dei sintomi e delle esperienze dei pazienti affetti. L’interesse che suscitano queste sindromi, difatti, ha stimolato l’ampia ricerca intorno a questi temi. Il fatto che sia una patologia che incorre sia in pazienti puramente psichiatrici che in pazienti con disturbi organici, la rendono un eccellente punto di incontro per l’integrazione di prospettive diverse sul funzionamento mentale e cerebrale.

Dott.ssa Francesca Bertino

Dott.ssa Cristina Colantuono

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