Internet addiction disorder: dalle sostanze al digitale

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“Sorge l’alba di un nuovo millennio: l’uomo tecno-digitalicus si solleva sulle sue incerte gambe digitali, ci fa paura, lo osserviamo con diffidenza, eppure ne siamo terribilmente attratti, così ci avviciniamo fino al punto in cui potrebbe nuocerci, ma non importa. Non possiamo evitare il contatto con lui: sarebbe inutile e lo sappiamo bene. Ma è solo guardandolo negli occhi, che ci accorgiamo della più ovvia e spiazzante delle costatazioni: il suo sguardo corrisponde al nostro, il suo sogno è il nostro sogno, quell’uomo siamo noi. Com’è successo? Quando lo siamo diventati?” (Tonino Cantelmi)

 

La dipendenza da Internet, anche nota con il termine di Ivan Goldberg “Internet Addiction”, fa riferimento all’utilizzo eccessivo e incontrollato del web, con una conseguente compromissione nelle principali aree esistenziali, come quella personale, professionale, familiare e sociale.

Le dinamiche presentano elementi analoghi alla dipendenza da sostanze, come la comparsa di tolleranza (necessità di quantità crescenti dell’oggetto della dipendenza al fine di ottenere l’effetto desiderato), astinenza (sensazioni sgradevoli di malessere psichico e fisico che si verificano quando l’attività viene interrotta) e craving (incapacità di controllare l’impulso a mettere in atto il comportamento dannoso).

Come si manifesta la dipendenza da Internet?

L’Internet Addiction Disorder (IAD) presenta diversi aspetti, a seconda dei quali è possibile ricondurre il disturbo a differenti specifiche tipologie, tra cui:

  • la dipendenza da cyber-sex: caratterizzata dall’utilizzo compulsivo di materiale pornografico online;
  • la dipendenza da cyber-relationships: contraddistinta dalla tendenza a instaurare rapporti d’amicizia o amorosi con persone conosciute online, a scapito delle relazioni nella realtà offline;
  • la dipendenza da net gaming: caratterizzata da un uso smodato di casinò virtuali, giochi interattivi o scommesse su internet, con la conseguente perdita di quantità eccessive di denaro e la trascuratezza di altri doveri relativi al lavoro o a rapporti significativi;
  • la dipendenza da information overload: attribuibile a quegli individui che trascorrono quantità crescenti di tempo nella ricerca e nell’organizzazione di dati del web.

Quali conseguenze comporta?

L’IAD può indurre difficoltà nelle funzioni corporee (in particolare sintomi di astinenza, come ad esempio i tremori), nei processi mentali (pensieri ed emozioni) e nel comportamento.

Coloro che presentano questo disturbo sono in grado di creare un mondo virtuale in cui potersi rifugiare e che sostituisce il mondo reale, alterando l’esperienza spazio-temporale. In questo caso, l’errata percezione dello spazio e del tempo è paragonabile a quella provocata dall’uso di sostanze psicoattive. Inoltre disturbi del sonno e dell’attività cerebrale sono i fastidi più frequenti, rilevati nei giocatori accaniti di computer.

È facile navigare sul web per ore perdendosi, senza rendersene conto, al suo interno, con tutti i suoi infiniti collegamenti. Spesso l’individuo si trova a navigare senza uno scopo specifico, mentre la sua mente è totalmente orientata verso un uso compulsivo della tecnologia. In questi casi di utilizzo smodato del web si può arrivare alla cosiddetta Trance Dissociativa da Videoterminale, una forma di dissociazione collegata all’IAD e caratterizzata da alterazioni dello stato di coscienza, depersonalizzazione e perdita del senso dell’identità personale.

Perché si diventa dipendenti?

Esistono quattro categorie di fattori di rischio che possono contribuire all’insorgenza dell’IAD:

  • la presenza di patologie psichiatriche preesistenti (in più del 50% dei casi l’IAD può essere indotto dal disturbo depressivo maggiore, dal disturbo bipolare, da una storia di dipendenza multipla, dal disturbo ossessivo-compulsivo, dal gioco d’azzardo patologico);
  • la messa in atto di condotte a rischio, come la riduzione delle esperienze di vita e di relazione “reali”;
  • il verificarsi di eventi di vita sfavorevoli, tra cui problemi lavorativi o familiari, con uso di Internet come valvola di sfogo;
  • le potenzialità psicopatologiche proprie del web, quali l’anonimato e la sensazione di poter fare qualsiasi cosa nel mondo virtuale.

A questi si sommano altri fattori stressanti rappresentati dall’incontro con Internet o con alcune nuove tecnologie legate ad esso: come la scoperta della pornografia sul web, la prima e-chat o il primo shopping online.

Se la risposta psicologica alla sperimentazione di Internet è positiva, essa rafforza la continuità dell’attività per un meccanismo di condizionamento. Questo funzionamento è lo stesso che sottende le dipendenze da alcol o da cannabis: si diventa dipendenti se il cervello è continuamente sottoposto a stimoli positivi, portando alla creazione di una “memoria del piacere” che induce la persona a ricercare sempre più spesso quella sensazione attraverso l’unico comportamento che è in grado di provocarla.

Quali sono gli interventi possibili?

Tra le possibilità di trattamento troviamo la psicoterapia individuale e i gruppi di auto-aiuto.

Nella società attuale, dove i computer svolgono un’importante funzione nella vita quotidiana, dei modelli di trattamento che richiedano un’assenza completa di Internet sarebbero irrealizzabili. Perciò, l’obiettivo della terapia non è tanto quello di sradicare l’individuo dipendente dal web, quanto di incoraggiare un uso controllato di Internet e attività alternative che lo tengano lontano da esso.

Come prevenire?

Potrebbe essere una buona idea quella di implementare nell’ambiente scolastico dei programmi di prevenzione per i cosiddetti “nativi digitali” che rappresentano la categoria di soggetti più a rischio. Inoltre è importante tenere conto anche dei contesti lavorativi dove gli impiegati hanno un accesso regolare ad Internet.

Si consiglia poi di focalizzarsi sull’acquisizione di abilità associate all’uso di Internet, alla gestione dello stress e delle emozioni, alle situazioni interpersonali, al regime quotidiano e all’uso del tempo libero.

Infine, per uscire dal circolo vizioso che la dipendenza dal web crea, è necessario rinforzare le proprie strutture interne e impegnarsi a cambiare abitudini, riservando a Internet un preciso e determinato tempo della giornata, dedicandosi ad attività alternative come sport o hobby di vario genere.

 

Dott.ssa Cristina Colantuono

Dott.ssa Ilaria Sementilli

 

Per approfondire:

Cantelmi, T. (2000). La mente in Internet: Psicopatologia delle condotte on-line: Internet dipendenza, cybertravestitismo, identità virtuali, cyberpsicoterapie, auto-aiuto on-line, trance dissociativa da abuso di Internet. Padova: Piccin.

Cantelmi, T. (2013). Tecnoliquidità: La psicologia ai tempi di internet: la mente liquida. Cinisello Balsamo (Milano): San Paolo.

Cash, H., D. Rae, C., H. Steel, A., & Winkler, A. (2012). Internet Addiction: A Brief Summary of Research and Practice. Current Psychiatry Reviews, 8 (4), 292–298.

Piacentino, D. & Brugnoli, R. (2016). Dipendenza da Internet. In S. Andreoli, M. Di Giannantonio, & P. Girardi, Psicopatologia delle dipendenze. Pisa: Pacini editore medicina.

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