CASA DOLCE CASA? Covid19 e relazioni violente

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“Nella violenza ci dimentichiamo chi siamo” (Mary McCarthy)

#iorestoacasa è lo slogan che accompagna la quarantena, un affermativo che rafforza la necessità di evitare gli spostamenti per non diffondere il virus e che sottolinea quanto l’unico luogo sicuro è la propria abitazione. Tuttavia, una domanda che sorge spontanea è “e se la propria casa non rappresentasse un posto sicuro?”. Tale questione ci rimanda al tema della violenza di genere e nello specifico della violenza domestica.

LE MILLE SFACCETTATURE DELLA VIOLENZA

Si può distinguere tra violenza di genere e violenza domestica: la violenza di genere fa riferimento a quelle violenze fondate sulle differenze sociali fra uomini e donne mentre con violenza domestica si intendono tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia, tra attuali o precedenti coniugi/partner. Per molti la forma di violenza più conosciuta è quella fisica in quanto più evidente e immediata. Ma dietro questa violenza si celano mille sfaccettature che determinano altrettante tipologie, come ad esempio quella psicologica ed emotiva che minano il valore della donna, la stima che ha di sé e la fiducia che ripone negli altri: intimidazioni, minacce, umiliazioni, critiche, comportamenti controllanti che incutono paura e che perseverano nel tempo.

Spesso sembrerebbe esistere un profilo unico di vittima ma in realtà lo si può trovare in qualsiasi classe sociale, non è detto che si tratti sempre di persone dipendenti affettivamente o da qualche sostanza o con bassa autostima. Tutte le donne possono essere vittime di violenza perché la causa non sono loro stesse, ma i loro aggressori.

I DATI ALLARMANTI

Dai dati riportati dall’OMS (organizzazione mondiale della sanità) è emerso un aumento fino al 60% delle chiamate di emergenza da parte delle donne aggredite dal partner in aprile rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Dai dati ISTAT, in Italia si rileva un incremento del 75% delle richieste di aiuto ai centri antiviolenza, con circa 2.867 casi segnalati, nel periodo tra il 2 Marzo e il 5 Aprile.

Questo incremento potrebbe essere dovuto alle conseguenze delle restrizioni determinate da questi giorni di lockdown soprattutto perchè è verosimile ipotizzare un incremento dei comportamenti aggressivi come conseguenza dell’isolamento e delle restrizioni. L’incremento delle richieste d’aiuto e dei casi di violenza potrebbe quindi essere interpretato come una maggiore esasperazione dovuta ad un aumento del controllo e della quotidianità.

PERCHE’ È DIFFICILE LASCIARE LA PROPRIA CASA NONOSTANTE LA SOFFERENZA?

Molte donne che subiscono gli abusi di un partner violento, riportano di aver vissuto un’escalation di comportamenti che vanno da iniziali tensioni fino ad arrivare a veri e propri maltrattamenti, culminando in un’apparente conciliazione. Le continue critiche, il comportamento irascibile che spesso scaturiscono in minacce vere e proprie, alimentano il ciclo della violenza provocando nella donna paura, senso di colpa, e vergogna. Dopo i primi episodi di violenza l’abusante per salvare la propria immagine e affinché la donna non si separi, chiede spesso perdono promettendo che non accadrà più. In seguito, è molto comune che l’abusante mostri effettivamente un miglioramento nei modi e nei toni ma anche che giustifichi la sua reazione attribuendone alla donna la responsabilità. Il desiderio di un ritorno alla serenità suscita senso di colpa e ancóra la donna a questa relazione violenta, con il bisogno di salvare le proprie speranze ed aspettative riguardo al partner.

EMERGENZA NELL’EMERGENZA

Ed è proprio in piena emergenza da coronavirus che molte donne conducono una doppia battaglia: da una parte contro il contagio e dall’altra, quella forse più antica, contro il proprio aguzzino. Una drammaticità che ora più che mai è possibile comprendere, paradossalmente le restrizioni a cui sono costretti tutti rendono più facile immedesimarsi nella sofferenza di chi è isolato sempre per mano di un partner violento.

E’ in questa rinnovata empatia che è possibile rintracciare una nota positiva: le diverse testimonianze di donne che sono riuscite ad allontanarsi dal tunnel della violenza fisica e psicologica sono frutto della consapevolezza che ora più che mai si può chiedere aiuto.

Un coraggio ed una determinazione che emerge dalle parole di Anna: “Da un’esperienza di dolore e sofferenza, passata attraverso grandi umiliazioni e momenti di grande vulnerabilità, con il contributo della Fondazione sono arrivata a riconquistare i miei spazi, mi è stata data l’opportunità di tornare ad essere libera e consapevole, di tornare a sorridere per le piccole cose, a godere delle amicizie perdute a causa di una relazione d’amore malata, segnata da anni di violenza fisica e psicologica quotidiana. Quella di rivolgermi alla Fondazione Doppia Difesa è stata forse la scelta più importante e soprattutto necessaria della mia vita. Vorrei dire a coloro che fanno i conti con la violenza da parte degli uomini, che hanno amato e sposato, di farsi coraggio, di non sentirsi mai sfiduciate. Si può voltare pagina e ricominciare”.

Sono sempre più numerose le donne che, dopo anni di maltrattamenti, ritornano a vivere pienamente, ritrovando sé stesse e la speranza in una vita migliore.

Chi più di loro può capire e accogliere chi chiede aiuto, come in una grande famiglia, poiché non si combatte una singola battaglia ma tante piccole lotte che portano ad un unico diritto, quello di vivere la propria vita e non di sopravvivere avvolti dalla paura.

Non a caso l’imperativo “non lasciamoci sole” è un appello firmato da diverse decine di donne che esorta ad unirsi per far emergere i problemi di tutte coloro per le quali “non è casa dolce casa”.

Tutte le donne possono contare sempre su servizi di rete e di condivisione anche chiedendo semplicemente in farmacia “la mascherina 1522”.

UN MESSAGGIO IMPORTANTE

Ritrovate voi stesse, mettetevi al primo posto, affrontate il senso di colpa e la paura e chiedete aiuto, ci sono persone che possono aiutarvi a creare la vita che avete sempre sognato.

1522 non è solo un numero ma rappresenta un primo passo verso la propria libertà.

Se provi a tendere la mano al di fuori della soglia della tua porta, scoprirai che dall’altra parte c’è qualcuno pronto ad afferrarla.

E se vuoi contribuire a creare una rete che possa essere più forte di una mano violenta, scopri il Master in criminologia e psicologia giuridica.

 

Dott.ssa Cristina Colantuono

Dott.ssa Francesca Pia Laura Araneo

Dott.ssa Veronica Guarino

Dott.ssa Daniela Mari

Dott.ssa Anna Silvestre

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