Il coronavirus ha costretto tutto il mondo ad affrontare e gestire un’emergenza.
Con il termine emergenza si fa riferimento a tutte quelle situazioni anomale, impreviste ed inaspettate, che irrompono in maniera incontrollata nella quotidianità tanto da stravolgere e/o arrestare la routine e le abitudini.
Vivere una situazione di emergenza (calamità naturali, disastri ambientali, sociali e sanitarie) in cui viene messa a rischio la propria incolumità o quella della collettività, porta a forti emozioni e gli effetti della paura e del terrore possono permanere anche per mesi o anni.
Cosa succede al cervello quando percepisce una situazione di pericolo?
Joseph LeDoux (2000) scoprì che esisteva una regione del cervello, nel Sistema Limbico, che aveva un ruolo fondamentale nella risposta di allarme: l’amigdala, piccolo agglomerato di nuclei neuronali con l’aspetto di una mandorla, che regola i circuiti cerebrali nel riconoscimento delle emozioni, in particolar modo della paura, fondamentale per l’istinto di sopravvivenza.
Numerosi studi hanno infatti dimostrato che lesioni dell’amigdala portano ad un appiattimento emozionale ed un’incapacità a riconoscere ed attuare una risposta di allarme e/o di attacco-fuga.
Gli eventi ineluttabili scatenano emozioni molto forti e dirompenti in quanto mettono di fronte all’impotenza della natura umana e all’impossibilità dell’uomo di controllare tutto ciò che lo circonda.
La prima cosa da ricordare è che la paura è un’emozione fondamentale per la vita, è presente in tutti gli esseri umani ed è biologicamente necessaria per proteggere e fronteggiare situazioni di emergenza. Non è saggio sottovalutare l’importanza di questa reazione fisiologica che, se gestita correttamente, consente di evitare il panico che induce a compiere gesti irrazionali. Tuttavia, è molto comune che succeda il contrario, che la paura degeneri in ansia e l’ansia in panico.
Ed è qui che il supporto è necessario.
Quali sono le conseguenze della paura?
Vivere in uno stato prolungato di paura e terrore, come quello di questi giorni, può portare ad un abbassamento del tono dell’umore (accentuato dall’isolamento o dalla lontananza dai propri cari), oppure a sviluppare i sintomi di un Disturbo da Stress Post traumatico (DPTS) come anedonia, rabbia, paura, disturbi dell’alimentazione, disturbi del sonno, disturbi gastrointestinali… Come avvenuto dopo il terremoto de L’Aquila nel 2009 o l’attentato alle Torri Gemelle nel 2011, le ricerche hanno dimostrato che si può verificare un incremento di tali patologie.
Fattori di stressor cronici come la pandemia del COVID-19 possono interrompere e stravolgere la vita con uno stato di tensione emotiva continuata che può sfociare in sintomi fisici, emotivi, cognitivi e comportamentali.
Come gestire le emozioni?
Sembrerà difficile ma è possibile gestire le emozioni di questo particolare momento! Ecco alcuni accorgimenti:
- Porsi l’obiettivo di riconoscere le emozioni negative e trasformarle in risorse senza lasciarsi sopraffare dal senso di smarrimento. Non siamo abituati a questo stato di emergenza e lo spavento e l’angoscia per la nostra incolumità invadono totalmente la mente, questo è NORMALE e quindi il primo passo è accettare ed ammettere di essere preoccupati. Parlare liberamente di questo stato psicologico non rende deboli ma anzi più in contatto con sé stessi;
- È vero che una modifica drastica e repentina della routine quotidiana, che costringe alla quarantena, può portare ad un serio disagio psicologico, ma concentrarsi sul presente, impegnandosi a non focalizzarsi su un futuro che non possiamo conoscere ora, aiuta prima di tutto a fare attenzione a proteggersi dai rischi e soprattutto a godere delle piccole cose che la paura nasconde.
- La paura è forte ma la mente lo è di più: alleniamo la forza della nostra mente. Impegnarsi quindi a contrastare l’ansia con un pensiero opposto cioè non aspettare che ciò avvenga in automatico ma farlo attivamente per iscritto o ad alta voce per esempio. La frase: “ho paura di essere contagiato dal coronavirus” può essere trasformata in un pensiero corretto come “tante persone stanno male ma nessuno vicino a me quindi il rischio di essere stato contagiato è basso”, “i decessi ci sono ma la percentuale è bassa” oppure “se seguo le indicazioni ministeriali posso difendermi dal contagio da subito”. Questo permette di prediligere emozioni fondate e basate su dati reali, sul pericolo oggettivo e soprattutto utilizzare la propria capacità di giudizio.
- Un altro consiglio è legato al concetto che ad aumentare il disagio emotivo è la novità, una situazione sconosciuta. Il primo pensiero corretto e contrario quindi è: “come posso conoscerlo meglio?” e di conseguenza, per arginare l’ansia, è indispensabile leggere i contenuti messi a disposizione dalle istituzioni sotto forma di FAQ, articoli o spot riguardo al virus: cos’è, come avviene il contagio, che sintomi comporta, qual è il decorso e la prognosi… Il senso è: conosciamo il nostro nemico per combatterlo!
Le domande che, in pillole, possono abbassare la tensione emotiva di questi giorni:
- Qual è la prima cosa che vorrai fare appena finita l’emergenza?
- Cosa racconterai ai tuoi nipoti su questa esperienza di isolamento sociale?
- Quale consapevolezza stai raggiungendo in questi giorni?
- Qual è l’aspetto che più ti ha creato disagio nell’isolamento?
Dr. Cristina Colantuono
Dr. Caterina Maria Sola
BIBLIOGRAFIA
Clark D.A., Beck T., Il manuale dell’ansia e delle preoccupazioni, Positive Press, 2016
Ellis A., L’autoterapia razionale-emotiva. Come pensare in modo psicologicamente efficace, Erickson, 2015.
LeDoux, J.E. (2000). Emotion circuits in the brain. Ann. Rev. Neurosci., 23, 155-184.
Nardone G., La terapia degli attacchi di panico, Ponte alle Grazie, 2016.
Paoli B., La sottile arte di incasinarsi la vita. Come evitare le trappole della mente e vivere felici, Mondadori, 2019.