26 giugno, Giornata internazionale a sostegno delle vittime di tortura

0

Il 26 giugno si ricordano in tutto il mondo le vittime innocenti di tortura.

Questa giornata, istituita il 12 dicembre del 1997 dall’Assemblea delle Nazioni Unite, ha lo scopo di ricordare i Diritti Umani di ogni individuo di qualsiasi parte del mondo.

La dichiarazione dei Diritti Umani ricorda che ogni uomo non merita di essere sottoposto a tortura, a maltrattamenti o a punizioni inumane, crudeli o degradanti. Nessuno ha la facoltà di entrare in contatto in modo violento con una parte così intima, personale e delicata come il corpo.

Nonostante i progetti legislativi creati per tutelare ogni razza, ogni persona appartenente a qualsiasi tipo di religione, dalla violenza fisica, purtroppo, ancora oggi, si violano in segreto per il raggiungimento di scopi e fini legati a conflitti tra varie nazioni oppure tra aggregazioni contrapposte in ambito bellico e politico.

L’inutilità della tortura

Quando si parla di tortura ci si riferisce a forme di maltrattamento come la privazione del sonno, partecipare o assistere a finte esecuzioni capitali, oppure a false torture di altri individui.

Queste procedure vengono messe in atto per ottenere informazioni dai prigionieri senza lasciare su di essi alcun indizio visibile e i dati dimostrano che sono fortemente in crescita. Amnesty International ha dichiarato che ad oggi, in 148 paesi del mondo, vi è un notevole innalzamento della frequenza della tortura negli ultimi 20 anni.

La comunità scientifica ha chiaramente messo in evidenza l’inutilità di tali pratiche per estrapolare delle informazioni precise, in quanto lo stato di coscienza di una persona sottoposta a eventi traumatici, è alterato e ciò che viene dichiarato è frutto quindi di una realtà distorta.

Pertanto, oltre che disumana, la tortura sembrerebbe inutile.

L’eccessivo dolore fisico, la paura di nuove sevizie, la deprivazione di sonno e lo stress psicologico generano panico, dissociazione, momenti d’incoscienza, danni neurologici a lungo termine, per cui ne subiscono gli effetti alterati anche la memoria e promuovono un intenso desiderio di dire qualsiasi cosa purché le torture possano giungere al termine.

La tortura nera e bianca

L’immagine più diffusa che viene in mente pensando ad un’azione violenta e crudele contro una persona è quella del sangue, il colore rosso vivido prende vita nell’immaginazione perché si collega a qualcosa di lacerato, di compromesso e martorizzato.

Questo è quello che accade quando, materialmente, una tortura si traduce in un’azione perpetrata concretamente e materialmente su di un corpo.

Quelle che invece sono torture senza contatto, inflitte in maniera silente, impercettibili alla persona perché non tangibili alla coscienza dell’individuo stesso sono dette torture bianche ma gli effetti sono tutt’altro che invisibili; è come se le modalità di tortura avessero subito un’evoluzione in atrocità e meschinità.

Sono procedure che aggrediscono i sensi e non il corpo della persona, modificando la percezione della vittima fino a procurare stati psicotici, oppure il Disturbo Post Traumatico da Stress (Ptsd). La tortura agisce usufruendo dell’isolamento della vittima, per esempio, fino ad arrivare all’annichilimento dell’individuo, sottraendolo a qualsiasi tipo di stimolo ambientale, celle vuote e infinitamente bianche, perdendo anche la percezione cromatica dell’ambiente circostante. Tutto quello che deriva è una realtà infinita e senza tempo.

I traumi subiti diventano difficili da trattare e soprattutto è complicata la ripresa, gli stessi esperti devono formulare piani d’intervento con molta cautela affinché non si rievochi il legame stabilito tra vittima e carnefice perché il rischio è quello di evocare di nuovo il trauma attraverso le parole raccontate, e il paziente cercherebbe una condizione di isolamento proprio per non rivivere quello stigma della vergogna ed il senso di colpa, sentimenti indotti dal carnefice durante le torture, portando a credere che ciò che si vive è per colpa propria.

Le torture esistono ancora

Nonostante i provvedimenti legislativi, i programmi di sensibilizzazione sull’argomento, le torture vengono inflitte in tutte le parti del mondo e sembrano evolversi sempre più nella direzione della disumanità.

I giochi di potere sono sempre più avallati e la storia lo insegna, basti ricordare, la scuola Diaz di Bolzaneto o fatti più recenti come quello di Stefano Cucchi, per capire che la società è vittima della violenza per affermare la propria supremazia.

La psicologia, insieme a tutti coloro che lavorano nel sociale, nella formazione e nell’educazione, ha il dovere morale di ricordare che l’essere umano è dotato di una coscienza che può muovere il mondo e dare l’opportunità ad ogni essere di crescere ed esprimere sé stesso nella forma del rispetto di tutti.

La vera evoluzione e l’innovazione del tutto originale potrebbe partire proprio da lì.

Dott.ssa Lucia Vaia

Dott.ssa Cristina Colantuono

Sitografia

https://www.linkiesta.it/2017/07/tortura-bianca-la-violenza-invisibile-che-la-legge-non-punisce/

https://www.focus.it/comportamento/psicologia/lo-stress-non-aiuta-la-memoria

https://www.lescienze.it/news/2009/10/26/news/psicologia_della_tortura-573027/

Lascia una risposta