22 aprile – Earth Day: il ruolo delle emozioni nella salvaguardia del pianeta

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Il Mondo è un bel posto e vale la pena lottare per esso.

(Ernest Hemingway)

 

Non è necessario viaggiare troppo indietro nel tempo per individuare i disastri ambientali causati dal processo di industrializzazione. Ciò lo sa bene chi, 50 anni fa, istituì la giornata della Terra allo scopo di sensibilizzare i cittadini del mondo sul tema della salvaguardia del pianeta.

Oggi, a seguito del lockdown causato dal COVID-19, è stato ampiamente documentato come la natura si stia riprendendo i propri spazi. Le polveri sottili non sono diminuite ma l’abbassamento dei livelli di biossido d’azoto, grazie all’interruzione dei trasporti, sta senza dubbio contribuendo al miglioramento dell’ambiente.

Lo scenario prefigurato nel lungo termine però non è altrettanto rassicurante.

Come spesso accade, successivamente ad una crisi economica, ad un’iniziale riduzione delle emissioni sussegue un aumento dei gas serra per un’efficiente ripresa dell’economia. In altre parole, le politiche locali abbandonano momentaneamente il discorso sul clima poiché, per riprendersi dalla crisi economica, non si hanno né tempo né denaro da investire sulle fonti energetiche non inquinanti.

Oggi più che mai, quindi, nonostante il periodo drammatico, non ci si può dimenticare dei cambiamenti climatici.

Gli effetti del cambiamento climatico sulla salute fisica e mentale

Sono ormai noti gli esiti dannosi dell’inquinamento nel complesso equilibrio omeostatico tra salute fisica e mentale. Esiti in parte collegati allo stress per l’esposizione a particolari elementi ambientali, fisici e psicologici.

Ad esempio la ridotta qualità dell’aria è correlata con le malattie respiratorie e queste evidenze sono spesso oggetto di discussione tra i professionisti della salute; al contrario i fattori psicologici ed il loro peso nella valutazione degli esiti dei cambiamenti climatici in termini di disagio mentale vengano spesso sottovalutati.

Nello specifico, l’impatto dei cambiamenti ambientali sulla salute mentale può avvenire per effetto diretto o indiretto.

  • EFFETTI DIRETTI: è immediatamente visibile e si riferisce a quelle forme di disagio psicologico che si presentano dopo l’esposizione ad un evento estremo quale un disastro ambientale, i cui effetti sulla salute mentale possono differire a seconda delle risorse o delle vulnerabilità individuali. Generalmente si sperimenta una risposta acuta di stress che tende poi a diminuire quando ci si trova nuovamente in condizioni di sicurezza; tuttavia, se tale risposta dovesse invece cronicizzarsi, il sopravvissuto potrebbe sviluppare un disturbo da stress post traumatico.
  • EFFETTI INDIRETTI: sono meno evidenti ma hanno un impatto sul lungo termine e derivano dal distress emotivo dato dalla consapevolezza dei cambiamenti climatici percepiti come una minaccia. Non interessa perciò se l’evento sia stato esperito in prima persona, la sola conoscenza dei cambiamenti climatici porterebbe a sperimentare uno stato di preoccupazione ed ansia persistenti.

Lo stato di disagio emotivo influenza la relazione con l’ambiente tramite le azioni che si mettono in atto per ridurre il proprio malessere.

I diversi stati emotivi, come sentirsi spaventati, tristi, depressi, arrabbiati, frustrati a causa dei cambiamenti climatici, veicolano delle risposte comportamentali dannose per il pianeta: il distress emotivo, congiuntamente con un senso di impotenza, porterebbe alcune persone a minimizzare i cambiamenti climatici, evitare di pensare al problema o essere scettici di fronte alle evidenze scientifiche.

Tali meccanismi se, da una parte, difendono l’individuo dall’angoscia derivante dalla constatazione della salute precaria della Terra, dall’altra, bloccano la messa in atto di comportamenti pro-ambiente.

Quali atteggiamenti adottare affinché le emozioni non contribuiscano ad inquinare il pianeta?

Si potrebbe dire: “pensare globalmente e agire localmente”. Anche il singolo può fare la differenza occorre però che il suo atteggiamento sia sostanzialmente improntato a:

  • Essere ottimisti circa il futuro;
  • ricordare che tutti, in prima persona, hanno il potere di agire, cambiando il proprio comportamento;
  • riuscire a suddividere i macro obiettivi in micro obiettivi più semplici;
  • rimanere informati circa il problema e le possibili soluzioni tramite canali attendibili e oggettivi.

Anziché alimentare le preoccupazioni con un’eccessiva esposizione a informazioni ansiogene, mantenere emozioni piacevoli nei confronti del pianeta potrebbe aiutare a ricordare che ogni azione, seppure nel proprio piccolo, può contribuire alla creazione di un mondo più pulito.

 

Dr. Cristina Colantuono

Dr. Annalisa Furiani

 

 

BIBLIOGRAFIA

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