12 febbraio – Darwin Day: un piccolo viaggio evolutivo

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Il 12 febbraio è celebrato in tutto il mondo come il Darwin Day, un’occasione dedicata alla memoria di Charles Darwin, il padre della teoria evoluzionistica. Questa giornata commemora il suo contributo straordinario alla comprensione della diversità della vita sulla Terra attraverso il processo di selezione naturale.

In breve, il concetto di selezione naturale si riferisce ad una serie di meccanismi che portano una determinata specie a sviluppare, nel corso di un arco temporale molto ampio, comportamenti e tratti distintivi che gli consentono di adattarsi all’ambiente.

La genialità di Darwin ha lasciato una possibile interpretazione del perché un organismo abbia determinate caratteristiche e comportamenti.

Psicologia Evoluzionistica

Questa disciplina esplora come determinati tratti comportamentali siano adattivi in termini di sopravvivenza e riproduzione, gettando luce sulle radici evolutive delle nostre caratteristiche psicologiche.

I principali comportamenti adattivi che gli esseri umani attuano sono le condotte di evitamento e di approccio ad un determinato stimolo. Ad esempio, le persone evitano di mangiare cibi maleodoranti, scappano di fronte ad un serpente o concorrono nell’instaurare relazioni con un possibile partner, per garantire la sopravvivenza dei propri geni.

Dunque, la psicologia evoluzionistica si occupa di esplorare tutti gli aspetti del comportamento umano e sono molti gli esempi che evidenziano la sua efficacia nel fornire comprensione su di esso. Un affascinante esempio su come il comportamento finalizzato alla sopravvivenza si nasconda nel quotidiano, emerge da un recente filone di ricerca incentrato sulla capacità umana di scansare i patogeni per evitare l’attivazione del sistema immunitario, un processo energeticamente dispendioso. Il processo, noto come Sistema Immunitario Comportamentale (Behavioural Immune System – BIS) ha rivelato connessioni profonde tra il comportamento umano e la risposta agli agenti patogeni.

Come funziona?

Il BIS è come un “guardiano” del corpo, quando percepisce segnali potenzialmente contaminanti, innesca una serie di risposte di evitamento. Queste risposte coinvolgono i processi cognitivi e le emozioni, spingendo le persone verso scelte che riducono il rischio di infezione.

Chiaramente, l’emozione universale legata al BIS è il disgusto, un’emozione che può manifestarsi in diversi contesti: osservando l’espressione facciale tipica del disgusto, si evidenzia come le componenti del viso assumano una configurazione specifica, finalizzata a diminuire la probabilità che un potenziale stimolo patogeno entri in contatto con punti sensibili come occhi, narici e l’interno della bocca.

Per evidenziare come il BIS sia un meccanismo che si è evoluto in tutta la specie umana, un riferimento importante sono gli studi di Ekman. Attraverso vari lavori, questo autore ha dimostrato come il disgusto sia universale, indipendentemente dalla cultura. In altre parole, ci sono emozioni e processi di pensiero che tutti condividono, suggerendo che il BIS è una parte intrinseca dell’evoluzione umana.

Risvolti quotidiani

È evidente che il BIS durante la storia umana abbia probabilmente aiutato ad evitare molte infezioni, garantendo la sopravvivenza degli individui. La specie umana si è affidata a questo processo, specialmente prima dell’invenzione degli antibiotici, tuttavia, è importante notare che il BIS non sempre produce risposte efficienti.

Come un allarme che suona anche quando non c’è un vero pericolo, il BIS può attivarsi erroneamente. Molti ricercatori sostengono che atteggiamenti come la xenofobia e il razzismo possono nascere da una sensibilità troppo elevata verso segnali che appaiono minacciosi dal punto di vista infettivo. La storia purtroppo, sembra confermare questa ipotesi, basti pensare alla propaganda disumanizzante che i Nazisti costruirono sugli Ebrei, descrivendoli come vettori di malattie o contaminanti. Un esempio recente, che coinvolge la sensibilità del BIS, è l’aumento di atti razzisti contro la comunità cinese, fenomeno noto come sinofobia, durante la pandemia. Questo è stato alimentato dall’associazione tra il virus Covid-19 e la Cina, che probabilmente ha attivato l’allarme impropriamente.

Conclusioni

Il “Darwin Day” permette di riflettere su come la specie umana abbia sviluppato comportamenti per sopravvivere e su come è possibile acquisirne consapevolezza, rimodellandoli se necessario.

Infatti, a differenza delle altre specie, gli esseri umani hanno una profonda consapevolezza di loro stessi che possono sfruttare per migliorarsi. Consapevoli dell’esistenza del BIS e della sua “suscettibilità” è importante guardare oltre l’apparenza di oggetti o persone.

Ed è un approccio che può solo contribuire a far progredire la specie umana verso un futuro migliore. Grazie Darwin, per aver svelato una chiave di lettura così importante!

Dr. Roberto Giorgini

Dr. Cristina Colantuono

Riferimenti

De Cosmo, L. (2023, February 123). E’ il Darwin Day, dedicato alla teoria dell’Evoluzione. Ansa. https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/biotech/2023/02/12/e-il-darwin-day-dedicato-alla-teoria-dellevoluzione_004ee63e-def8-4f7c-9a66-0563b253322a.html

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Ekman, P. (2008). Te lo leggo in faccia (p 177-181). Torino: Amrita

Lecce, F. (2006, November 26). Cos’è la psicologia evoluzionistica? Neuroscienze. https://www.neuroscienze.net/cos%E2%80%99e-la-psicologia-evoluzionistica/

Landry, A. P., Ihm, E., & Schooler, J. W. (2022). Filthy animals: Integrating the behavioral immune system and disgust into a model of prophylactic dehumanization. Evolutionary psychological science, 8, 120–133.  https://doi.org/10.1007/s40806-021-00296-8

Prawira, B., Pratama, A. J., Bella, A., & Nuraini, S. (2022). The role of behavioural immune system and belief in COVID-19 misinformation on COVID-19 protective behaviours in Indonesia. Journal of Health Psychology27(12), 2729-2743. https://doi.org/10.1177/13591053211037

Schaller, M., Park, J.H. & Kenrick, D.T (2007). Human Evolution and Social Cognition. In Dumbar R.I.M. & Barret L, Oxford Handbook of Evolutionary Psychology (1st, Vol. 1, pp. 491-504). New York, NY: Oxford University Press. Retrieved from https://scholar.google.it/

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