Quando il trauma si fa vivo: il disturbo da stress post-traumatico

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Ogni persona, nel corso della propria vita, ha utilizzato almeno una volta il termine “trauma” per indicare una situazione o un evento che ha avuto un particolare impatto sul suo benessere fisico e/o psicologico.

Ma cos’è il trauma?

Parola di origine greca con doppia valenza: «ferita» fisica (in ambito medico) o «ferita» psichica. In quest’ultimo caso, è possibile distinguere tra trauma reale – cioè un evento oggettivo drammatico inaspettato come può essere una catastrofe naturale, una violenza, un lutto o un incidente – e trauma evolutivo – da intendere come l’insieme di esperienze di trascuratezza emotiva (mancanza di attenzioni, preoccupazione o interesse) vissute in modo continuativo dall’individuo a partire dall’infanzia e che riducono la sua tolleranza allo stress.

Il Disturbo da stress post-traumatico

Il Disturbo da stress post-traumatico (PTSD) è uno dei quadri clinici che il nuovo Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) inserisce tra i disturbi che hanno origine traumatica e stressante. Contrariamente a quanto si pensi, diversi studi hanno mostrato che solo una piccola parte delle persone che si confrontano con eventi di grave entità sviluppa questo disturbo ed in alcune insorge a seguito di eventi apparentemente poco traumatici o non particolarmente gravi.

Da cosa dipende questa particolarità?

Caratteristiche del trauma

La potenzialità traumatica di un evento può essere rintracciata in tre aspetti principali:

  • Percezione di minaccia
  • Straordinarietà (situazione inaspettata)
  • Intense emozioni negative (es. tristezza, dolore, sgomento…)

Per capire meglio il motivo per cui un evento può assumere carattere traumatico, è necessario però considerare anche la dimensione soggettiva di chi lo esperisce: in che modo l’individuo elabora quanto accaduto?

La persona che vive un trauma si trova impossibilitata ad attribuire un senso ed un significato coerente all’evento straordinario. Quando non si riesce ad intervenire efficacemente nella sua rielaborazione, la sofferenza emotiva può prolungarsi di oltre un mese ed interferire, quindi, in modo radicale con lo stile di vita della vittima.

Cambia l’età, cambia il sintomo

Questo disturbo può presentarsi anche in soggetti in età evolutiva e in adolescenza ed il DSM-5 evidenzia una sostanziale continuità tra le diverse fasce d’età (infanzia, adolescenza, età adulta), proponendo poi criteri specifici legati alla sintomatologia dei bambini in età prescolare (0-5 anni):

  • l’evento traumatico può riguardare i caregivers primari o un membro della famiglia;
  • i sintomi intrusivi (come i ricordi dell’accaduto) possono non essere percepiti come spiacevoli e possono essere espressi come gioco riattualizzante, mentre il contenuto degli incubi può non essere collegabile con certezza al trauma;
  • l’espressione di emozioni positive si riduce, così come la partecipazione ad attività significative e sociali;
  • possono essere presenti irritabilità, aggressività verbale o fisica ed esagerata risposta di allarme, oltre ad ipervigilanza e a difficoltà a concentrarsi e/o a dormire;
  • i sintomi interferiscono in modo significativo nella relazione con genitori, fratelli e coetanei.

Trattamento del PTSD

I sintomi in genere tendono ad una remissione spontanea nel corso del tempo, sia per i bambini che per gli adulti.

Qualora lo shock originario sia stato superato solo apparentemente, gli effetti dell’evento traumatico possono restare latenti e presentarsi in un secondo momento, anche a distanza di mesi; provare a ricostruire l’accaduto sembrerebbe però essere dannoso per queste persone.

Nei pazienti con trauma evolutivo, in particolar modo nei bambini, il focus della psicoterapia verte sulla dimensione dell’attaccamento. In generale, gli interventi più efficaci nel trattamento del PTSD sono di natura cognitivo-comportamentale (Terapia focalizzata sul trauma, TF-CBT) e programmi di Mindfulness specifici per la riduzione dello stress (MBSR): utilizzando una psicoterapia personalizzata per il singolo paziente, lo psicologo è in grado di lavorare sulla gestione dell’ansia e sulla ristrutturazione cognitiva, riducendo la sintomatologia del disturbo e permettendo di ristabilire un equilibrio nella vita della persona traumatizzata.

Dr. Viola Giacalone

Dr. Cristina Colantuono

 

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