L’eco ansia come risposta al cambiamento climatico

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Negli ultimi decenni, sempre più frequentemente, si sente parlare di cambiamento climatico: non più soltanto la comunità scientifica ma anche social media, libri e molti altri mezzi di comunicazione sono impiegati oggi per sensibilizzare su tale fenomeno, inteso come un’alterazione delle medie condizioni climatiche, direttamente o indirettamente, riconducibile all’attività umana.

Un argomento che rappresenta a tutti gli effetti una delle grandi sfide del mondo odierno: le attività agricole e industriali, le radiazioni, le conseguenze del rilascio del gas serra nell’atmosfera ed altri agenti, hanno causato un innalzamento delle temperature che si è registrato essere di circa 1.2 °C rispetto al XIX secolo, con un rilascio raddoppiato di CO2 nell’atmosfera.

Tutto ciò ha un forte impatto sul pianeta: proseguendo in questa direzione alcune regioni della Terra diverranno inabitabili, causando fenomeni di emergenza sempre più frequenti.

Più nello specifico il riscaldamento globale causerà calore estremo, disastri idrici, siccità, incendi, tempeste invernali, forti temporali, un aumento della desertificazione e tanto altro.

Oltre alle conseguenze sull’ambiente, non è da sottovalutare il grande impatto sulla salute mentale degli individui che ha portato a coniare la definizione di eco ansia.

L’Eco ansia: come riconoscerla

Il termine eco ansia fu coniato da Albrecht Glenn in uno scritto del 2011 in cui descrisse una sindrome emergente conseguente al cambiamento climatico definendola “sindrome psicoterratica”.

Essa nasce dalla relazione tra l’individuo e l’ambiente ed identifica la connessione tra lo stato della terra e la salute mentale. Fanno parte di tale sindrome:

  • la solastalgia, ovvero il senso di perdita e di distacco dall’ambiente
  • l’eco ansia, ovvero la preoccupazione e la paura per il destino del pianeta, da un punto di vista ambientale, a causa del cambiamento climatico.

Non ancora riconosciuta come una condizione medico-psicologica, viene spesso assimilata al disturbo d’ansia generalizzata con particolare riferimento a fattori di stress legati a condizioni ambientali.

Ciononostante, uno studio condotto su un ampio campione di giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni, ha mostrato che oltre il 45% del campione lamentava malesseri legati al cambiamento climatico, evidenziando la frequenza e l’impatto che l’ambiente ha sulla psiche, soprattutto nei più giovani.

Nonostante la sintomatologia dell’eco ansia sia molto soggettiva e dipenda dalle caratteristiche del singolo, è possibile identificare alcuni tra i sintomi più comuni:

  • uno stato di nervosismo e di preoccupazione riguardo la sostenibilità ambientale dei propri comportamenti;
  • crisi di ansia o attacchi di panico;
  • pensieri intrusivi e ricorrenti su questo tema;
  • fobie;
  • sindromi depressive;
  • uno stato di alienazione;
  • alterazioni del sonno;
  • irritabilità;
  • perdita di memoria e difficoltà di concentrazione;
  • abuso di alcol e di sostanze.

E’ dimostrato che i disastri naturali, sempre più frequenti, possono determinare un impatto psicosomatico pervasivo con sintomi simili al disturbo post traumatico da stress e, come per tutti i disturbi di ansia, la compromissione delle relazioni sociali e conseguente tendenza all’isolamento.

L’eco ansia: come trattarla

Il Sistema Sanitario Nazionale non ha attualmente predisposto dei protocolli specifici per il trattamento dell’eco ansia. Come anticipato, questa condizione è assimilabile al disturbo d’ansia generalizzata ed è dunque trattata con i mezzi e gli strumenti di cui ad oggi si dispone per favorire il controllo dell’ansia.

Per gli esperti del settore non esiste un’ “ansia climatica” ma semplicemente ansia da trattare, di cui il cambiamento climatico rappresenta esclusivamente il contesto.

In questi casi la terapia psicologica può essere sia individuale che di gruppo e può essere previsto un trattamento farmacologico volto a migliorare alcune sintomatologie particolarmente pervasive.

Dr. Chiara Ustino

Dr. Cristina Colantuono

 

Bibliografia

Aiello Valeria. (2021). Il cambiamento climatico spiegato in parole semplici. Fanpage.it.

Albrecht G. (2011).  Chronic Environmental Change: Emerging “Psychoterratic” Syndromes. International and Cultural Psychology. Inka Weissbecker Editor.

World Health Organization. (2022). Mental Health and Climate Change: Policy Brief.

Hickman C., Marks E., Pihkala P., et al. (2021). Climate anxiety in children and young people and their beliefs about government responses to climate change: a global surve. Lancet Planet Health.

Frega M. (2023). L’eco-ansia esiste davvero? Dottore, ma è vero che…? Pensiero Scientifico Editore.

Schreiber M. (2021). Addressing climate change concerns in practice. American Psychological Association.

Discussion2 commenti

  1. Buongiorno,

    Mi chiamo Alessio Centrella e sto attualmente conducendo un progetto di ricerca incentrato sull’eco-ansia nelle generazioni Y e Z. Ho letto con grande interesse le vostre pubblicazioni e il contributo nell’ambito della percezione ambientale, e credo che la vostra esperienza possa essere fondamentale per arricchire la nostra comprensione di questo fenomeno emergente.

    Il nostro obiettivo è esplorare la percezione dell’eco-ansia tra i giovani, comprendere il suo impatto sulle decisioni quotidiane, nonché sulla salute mentale e il benessere. Nel rispetto delle regole del progetto, stiamo cercando di ottenere dati accurati e approfonditi, fondati su fonti accademiche autorevoli.

    Le sarei grato se potesse dedicare qualche momento a rispondere a alcune domande cruciali che ci aiuteranno a guidare la nostra ricerca in modo più mirato. Le domande sono le seguenti:

    1)Quanto è diffusa la percezione dell’eco ansia? 2)Come incide l’eco-ansia nella vita quotidiana?
    3)Come incide sulla salute mentale?
    4)Ha impatto sul wellbeing?
    5)Differenze tra generazioni Y e Z?
    6)Come si proiettano nel futuro (visione positiva o negativa)? 7)Come pensano di risolvere/affrontare la questione dell’eco-ansia a livello personale?
    Siamo consapevoli del suo prezioso tempo e siamo pronti a adeguarci alle sue disponibilità. Le risposte a queste domande saranno fondamentali per orientare la nostra ricerca in modo efficace.

    • isp

      Grazie per il suo interesse Alessio ma non abbiamo svolto ricerche in merito e quindi non abbiamo dati da condividere

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