Il linguaggio è uno strumento di comunicazione profondamente complesso che accompagna l’uomo sin dai primi vagiti e verso il quale è riconosciuta una significativa predisposizione innata. Già quando il bambino è accolto all’interno dell’utero materno impara a familiarizzare con i suoni, che acquisiranno sempre maggiore spessore rispetto alla loro dimensione acustica. In queste prime fasi, particolare rilievo avrà la voce materna, che acquisirà una connotazione familiare al punto da catturare, più di altri stimoli, l’attenzione del piccolo una volta che, finalmente, vedrà la luce.
Le principali tappe di sviluppo del linguaggio
Lo sviluppo del linguaggio da parte del bambino è progressivo e graduale: in un primo momento i bisogni sono veicolati principalmente attraverso il pianto che viene interpretato dalle figure d’accudimento. Pian piano, poi, a questa primordiale forma di comunicazione si affianca la comparsa, intorno ai tre mesi, dei primi vocalizzi che daranno il via alla scoperta degli organi fonatori: il bambino farà dunque esperienza della bocca, della lingua e dei diversi atteggiamenti proto-articolatori che rendono questo distretto un vero e proprio strumento musicale attraverso cui produrre i primi suoni, i gorgoglii e le pernacchie.
Si attenderanno i sei-otto mesi per assistere alla comparsa di una prima lallazione canonica, caratterizzata dalla produzione in ripetizione di semplici sillabe, a cominciare da quelle costituite dai fonemi bilabiali (es. “mama”- “papa”).
In questa fase, dal punto di vista socio-conversazionale, il bambino avrà la possibilità di sperimentarsi in una proto-conversazione: un primo abbozzo di interazione comunicativa in cui l’adulto funge da mediatore nella scansione di turni comunicativo-relazionali.
Si giungerà così ai nove mesi, quando la lallazione canonica cederà il passo alla lallazione variata (produzione di sillabe diverse all’interno di una stessa sequenza) ed alla comparsa dei suoni onomatopeici, attraverso i quali il piccolo avrà un primo chiaro accesso al significato delle parole. Caratteristica di tale fase è la produzione dei versi degli animali o dei suoni dei mezzi di trasporto.
Intorno all’anno faranno invece capolino le prime parole dotate di significato, attraverso cui il bambino riuscirà ad esprimere messaggi anche complessi, adoperando le “olofrasi” (singole parole a veicolare messaggi compiuti).
D’altro canto, sul piano della comprensione verbale, la produzione delle parole è supportata dall’accrescimento di un vocabolario ricettivo, che si arricchisce progressivamente e ad una velocità superiore rispetto a quella che caratterizza la produzione.
Sarà infatti nella finestra temporale che intercorre tra i diciotto e i ventiquattro mesi che si assisterà alla cosiddetta “esplosione del vocabolario”, durante la quale l’incremento del vocabolario è pari ad una quarantina di parole per settimana, configurandosi intorno alle 500 parole ai 24 mesi.
Cinque strategie per sostenere lo sviluppo del linguaggio
- Attirare l’attenzione: prima di parlare al bambino è bene assicurarsi di avere la sua attenzione, chiamandolo per nome ed assicurandosi di mantenere il contatto di sguardo;
- utilizzare parole chiare e contestuali: è importante parlare al bambino attraverso produzioni chiare e che si riferiscono al contesto, cercando di proporre delle frasi che contengano al massimo una parola in più rispetto alla produzione del bambino (la magica formula “n+1”);
- utilizzare un ritmo disteso: è importare dare al bambino il tempo di comprendere quello che gli si dice, per questo è utile rivolgersi a lui parlando lentamente e facendo delle pause;
- fornire un modello corretto: piuttosto che richiedere al bambino di ripetere, è preferibile riformulare le sue produzioni in modo da fornire un modello corretto. In questo modo il piccolo potrà fare tesoro del modello, e sarà portato a sperimentarsi senza perdere il piacere di comunicare;
- arricchire il vocabolario: è possibile guidare il bambino alla scoperta di parole sempre nuove scegliendone poche per volta ed accompagnando sempre la produzione alla presentazione dell’oggetto concreto. Allo stesso modo, per ciascuna nuova parolina proposta, è importante offrire al piccolo più esposizioni nel corso della stessa giornata.
Infine, se si avessero dei dubbi rispetto alla comprensione del linguaggio del piccolo è possibile rivolgersi al proprio pediatra e valutare la possibilità di richiedere una consulenza da uno specialista.
Dott.ssa Anna Filomena Falconieri
Dott.ssa Cristina Colantuono
Bibliografia
Bonifacio S., Girolametto L., Montico M. (2013). Le abilità socio-conversazionali del bambino. Franco Angeli editore, Milano.
Caselli M. C., Bello A., Rinaldi P. (2016). Il primo vocabolario del bambino. Franco Angeli editore, Milano.