Innamoramento, amore o dipendenza affettiva?

0

Perché ci innamoriamo?

Ogni persona è prima o poi chiamata a sperimentare l’attrazione verso l’alterità. Il bisogno di innamorarsi nasce spesso da un’assenza, un senso di incompletezza interiore che si sente poter colmare solo con la presenza dell’altro. L’oggetto del desiderio diventa dunque un modo per portare alla luce parti di sé sconosciute o desideri dimenticati. Non ci si innamora per volontà, non si sceglie, ma è l’inconscio a portarci verso una meta inizialmente incomprensibile. Spesso si può sentire che l’amore si subisce, sfugge alla nostra scelta razionale.

Un altro io del quale non siamo a conoscenza decide per noi un percorso di rispecchiamento nell’altro che è volto a portare verso un processo di individuazione (nell’esperienza della coppia ognuno dei due ricrea l’esperienza di sé e della propria identità).

E’ proprio il bisogno evolutivo identitario e relazionale a farci sperimentare l’innamoramento.

Il primo amore di ogni essere umano è l’esperienza con i caregiver (coloro che da piccoli si prendono cura di noi; i genitori, nella maggior parte dei casi).

E’ qui che, per la prima volta, avvengono le fasi della fusione (il bambino si identifica con il genitore in una modalità idealizzata), separazione (tramite piccole delusioni accettabili si attua una differenziazione e si accetta un’idea più reale dell’altro e di sé) ed infine un’individuazione (si forma un’idea di sé il più reale, integrale ed auspicabilmente positiva possibile).

Questi primi processi lasciano però sempre delle mancanze che devono essere colmate, rivivendo nuovamente questi processi per arrivare a costruire e convalidare le idee che abbiamo di noi e degli altri e riuscire a creare quei ponti relazionali che ci uniscono basati su un affetto e bene accrescitivo (l’amore).

Nell’innamoramento si vive prettamente la fase fusionale. Proiettiamo nell’altro un’immagine idealizzata nella quale sentiamo il bisogno di riflettere noi stessi.

Amore o dipendenza affettiva?

La fase fusionale però, non dura molto. Spesso in alcuni mesi di conoscenza si intravedono le differenze, ma soprattutto gli aspetti negativi dell’altro che mettono in pericolo l’idea che ci siamo fatti. Quando ci si accorge che l’altro non corrisponde all’immagine ideale inizialmente formata a volte la relazione finisce. Quando il rapporto continua, si passa da una naturale differenziazione dall’oggetto di interesse (l’amato/a) ad un consolidamento del rapporto tra due insiemi, che trovano nello scambio un reciproco vantaggio (affettivo, sessuale, emotivo, evolutivo..etc).

E’ importante però comprendere che l’amore esiste nella reciprocità e nella libertà. Non è un atto volontario. Non si può decidere di amare, né si può pretendere o fare qualcosa affinchè si venga amati (se non, magari amare se stessi, che è il primo passo per un giusto incontro con l’alterità).

Proprio dall’incomprensione o non accettazione di questo concetto nasce la dipendenza affettiva. In questa condizione non si è capaci né di amare, né di fidarsi abbastanza da lasciarsi amare dagli altri. Di base, non è stata acquisita la capacità di passaggio dalla fase fusionale ad una sana differenziazione.

L’io si sente minacciato e incapace di affrontare le normali delusioni e disillusioni successive all’innamoramento. Davanti all’evidenza che la persona sulla quale si è investita la propria attenzione, aspettativa e l’affetto non è ciò che si era immaginato, le persone che non hanno superato nella maniera adeguata le prime fasi infantili relazionali/identitarie si ritrovano a rivivere lo stesso senso di rifiuto, perdizione, inadeguatezza, impotenza e delusione della propria infanzia.

I processi interiori sono destinati a ripetersi nella ricerca del corretto svolgimento evolutivo riportando gli individui ancora e ancora davanti al loro dolore iniziale.

I dipendenti affettivi sentono l’amore come un obbligo. Sono interiormente costretti a fare qualcosa per essere amati, a innamorarsi in continuazione di svariate persone, non trovando mai “quella giusta”, oppure a rimanere legati a persone con le quali stabiliscono rapporti tossici e distruttivi pur di non affrontare il senso di sofferenza lasciato da un genitore dal quale si è sentiti non amati.

Chi non impara l’amore nel modo giusto dalla propria esperienza infantile, riesce solo con estrema difficoltà ed un buon percorso di guarigione interiore a costruire rapporti, in età adulta, non basati su dipendenze affettive.

La dipendenza

Quando questo processo non avviene la dipendenza affettiva porta ad un misto tra servilismo masochista ed egoismo narcisista (vedere il proprio vantaggio solo in subordine ad un valore sociale, condizionato ad apparire piuttosto che ad essere). Il dipendente affettivo è un narcisista nella misura in cui ha un bisogno disperato di essere amato e riconosciuto da un partner ridotto a strumento di conferma.

Il dipendente cerca di suscitare amore nel partner ma l’amore non è un atto di volontà e non può essere un obbligo. Se il partner accetta di essere utile e dare delle conferme, queste aiutano temporaneamente a trovare sollievo per la sofferenza interiore, ma se non lo fa il dipendente è portato a credere che deve essere “colpa di qualcuno”.

Da questo punto si iniziano a mettere in atto strategie manipolative per portare l’altro a ricambiare l’interesse e il bisogno proiettato. La manipolazione può essere attuata pure per costringere l’altro a conformarsi all’idea che il dipendente si è fatto di lui (pretendere che l’altro sia in un modo che non corrisponde alla sua realtà).

La co-dipendenza

Mancando di una capacità affettiva reale, il dipendente lega l’altro a sé per ottenere conferme mirate ad alleviare il malessere interiore che prova.

Nella co-dipendenza affettiva uno si pone come vittima, accettando il suo ruolo per sentirsi indispensabile a qualcuno che ha bisogno di sentirsi potente.

La dipendenza affettiva si impara: l’amore è un obbligo – se non si ama e non si è amati la persona non esiste.

Nel rapporto sano c’è libertà di amare ma anche di non amare.

Ecco cosa è l’amore: è un’offerta intima e reciproca di libertà.

Sapresti intervenire in un caso di dipendenza affettiva?

Frequenta il Master in Psicologia e trattamento delle Dipendenze e impara tutte le tecniche e gli strumenti utilizzati da uno psicologo esperto in Psicologia delle Dipendenze!

Lascia una risposta