COMBATTERE L’ANSIA DA CORONAVIRUS

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La diffusione del virus si sta portando dietro oltre agli evidenti rischi per la salute altri rischi psicologici collegati alla paura generata dallo stesso. Stiamo assistendo a comportamenti dettati dall’ansia del contagio e dell’isolamento: assalti ai supermercati, alle farmacie, la circolazione costante di fake news… e gli appelli alla calma delle istituzioni sembrano non placare il panico.

Ma perché fa così paura questo virus? 

Perché è una brutta e sconosciuta novità: il solo fatto di dover cambiare radicalmente, e così rapidamente, le abitudini quotidiane ci inserisce in un quadro di alterità che di per sé è già difficile da razionalizzare, costringendoci ad affrontare l’inaspettato ed eludendo la naturale propensione umana alla pianificazione. Nello specifico l’inaspettato è rappresentato da una vera e propria pandemia che ha già causato oltre 5000 morti nel mondo (WHO, 2020), un nemico invisibile dal quale è difficile difendersi.

La paura, al pari del virus, è contagiosa poichè le strutture cerebrali umane, i neuroni specchio per l’esattezza, portano ad empatizzare con i nostri simili (Gallese, 2005) ed a replicare le emozioni che osserviamo negli altri. Inoltre, in situazioni di particolare stress siamo spesso spinti dall’istinto ad attuare strategie controproducenti, come ad esempio monitorare troppo frequentemente le notizie: questo tipo di comportamenti, nonostante siano apparentemente in grado di calmarci nel breve termine, rischia di generare livelli di ansia e di panico sempre più elevati.

Cos’è e a cosa serve l’ansia?

L’ansia è una reazione naturale a situazioni considerate minacciose; l’evoluzione ha selezionato questo meccanismo allo scopo di preservare noi e la nostra specie, attivando una serie di segnali che ci avvertono di rischi, concreti o immaginari che siano.

La reazione ansiosa comprende diverse componenti che si manifestano su molti piani: quello cognitivo, emotivo e fisiologico:

  • L’attivazione fisiologica è mediata dalla divisione simpatica del sistema nervoso autonomo e nello specifico da alcune reti neurali, comprendenti aree quali l’amigdala e l’ipotalamo, causando il rilascio di adrenalina, a sua volta responsabile delle reazioni tipiche di “attacco o fuga” come ad esempio un’aumentata frequenza cardiaca, un’aumentata frequenza respiratoria e il dirigersi del flusso sanguigno verso i principali gruppi muscolari, tutti adattamenti che permettono di fuggire o combattere un predatore.
  • Dal punto di vista emotivo e cognitivo si sperimentano stati di angoscia e di preoccupazione che a differenza della paura e del panico risultano aspecifici e anticipatori rispetto a un rischio futuro.

Dunque l’ansia rappresenta un meccanismo adattivo che permette di rispondere adeguatamente ad un ambiente stressante: non è l’ansia di per sé a rappresentare un problema ma la sua regolazione in base al contesto.

Quando l’ansia è troppa

Al giorno d’oggi non ci sono più “predatori” da cui difendersi ma sicuramente situazioni e stressor analoghi verso i quali rivolgere il sentimento ansioso: non a caso in Italia le stime parlano di oltre 2,2 milioni di persone affette da disturbi d’ansia (ISTAT, 2017).

Le reazioni all’ansia sono diverse da persona a persona perché dipendono da diversi fattori: genetici (Morris-Rosendahl D.J., 2002), ambientali e di personalità (Brandes M., Bienvenu O.J., 2008).

Un deficit nei meccanismi che permettono di regolare l’ansia in base al contesto ed alla causa limitano le possibilità in ambito lavorativo, interpersonale, scolastico e crea un quadro di disagio generalizzato.

E l’ansia è alla base di numerosi disturbi (DSM-5):

  • Disturbo d’ansia generalizzato;
  • Disturbo di panico;
  • Fobie specifiche;
  • Disturbo d’ansia da separazione;
  • Disturbo d’ansia sociale.

In queste condizioni, sentimenti ansiosi e attivazioni fisiologiche persistenti e pervasive intaccano il normale funzionamento quotidiano e impattano sul contesto personale, lavorativo, familiare e sociale di chi ne è affetto (Etkin A., Prater K.E., Hoeft F., Menon V., Schatzberg A.F., 2010).

Combattere l’ansia ai tempi del coronavirus

Tutto ciò considerato, è chiaro che la diffusione di COVID-19 rappresenta un “predatore” a tutti gli effetti e quindi si assiste a diffusi sintomi ansiosi nella popolazione, soprattutto per chi è naturalmente portato a sperimentare livelli di ansia più elevati.

E le emozioni influiscono sui comportamenti che mettiamo in atto: l’assalto ai supermercati, l’assalto ai treni, l’assalto alle mascherine…

Come reagire all’ansia da Covid19?

Esistono diverse strategie che possono aiutare a vivere meglio e con più efficacia anche in una situazione come questa, cercando comunque di non minimizzare il rischio o di attuare condotte di negazione del pericolo.

Tra le soluzioni individuabili c’è indubbiamente il non associare l’isolamento fisico con quello mentale: continuare a mantenere costanti le nostre relazioni significative, anche a distanza, può aiutare nella regolazione delle emozioni e, se accompagnato dallo svolgere attività per noi piacevoli, può contribuire ad abbassare i livelli di cortisolo e ad aumentare quelli di dopamina e serotonina, aiutandoci a regolare l’umore e restituendoci prospettive più rosee. Un’altra  strategia è quella di evitare il continuo monitoraggio delle notizie sul virus. Conoscere il nemico per combatterlo è indispensabile ma poi è necessario imporsi dei limiti temporali: scegliere una edizione del tg oppure leggere i contenuti di un sito autorevole al giorno. Questo permette di percepire il controllo della situazione ed evita la sovraesposizione alle informazioni che nasconde il rischio oggettivo.

L’ansia non va evitata, livelli adeguati servono a mantenere un’attivazione di fronte a una situazione comunque pericolosa e quindi permettono di seguire pedissequamente le indicazioni delle autorità.

Un ulteriore consiglio è mantenere intatta il più possibile la routine quotidiana per evitare il senso di spaesamento dettato dal repentino cambio di abitudini: cercare di restare al passo con il proprio lavoro, seguire i figli nella teledidattica, mantenere la casa in ordine, gustarsi un buon caffè dopo pranzo, fare sport magari seguendo un video su youtube…

L’umanità è già passata attraverso altre pandemie ed il segreto è mitigare la paura con la ragione e l’incertezza con l’istruzione.

 

Dr. Cristina Colantuono

Dr. Daniele Cicerchia

 

BIBLIOGRAFIA

  1. American psychiatric association, Diagnostic and statistic manual for mental disorders, 2013;
  2. Brandes M., Bienvenu O.J., Personality and anxiety disorders, 2008;
  3. Etkin A., Prater K.E., Hoeft F., Menon V., Schatzberg A.F., Failure of anterior cingulate activation and connectivity with the amygdala during implicit regulation of emotional processing in generalized anxiety disorder, 2010.
  4. Gallese V., Embodied simulation: From neurons to phenomenal experience, 2005;
  5. ISTAT, La salute mentale nelle varie fasi della vita, 2017;
  6. Morris-Rosendahl D.J., Are there any anxious gene?, 2002;
  7. WHO, Coronavirus disease 2019 (COVID-19) Situation Report – 53, 2020;

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