18 febbraio – Giornata mondiale sulla sindrome di Asperger

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La sindrome di Asperger eredita il suo nome dal medico austriaco Hans Asperger che per primo ha identificato, studiato e descritto un gruppo di bambini con particolari comportamenti nell’interazione sociale, negli interessi e nelle abilità comunicative.

Come riconoscere un bambino Asperger?

È un’etichetta diagnostica inserita nel DSM IV nel 1994 e ad oggi, nel DSM V, identificato come sottotipo clinico dei ‘disturbi dello spettro autistico’. Indica tutte quelle persone che presentano alcune caratteristiche dell’autismo (come interessi particolari) ma che nello specifico sono caratterizzate da un’intelligenza e funzionamento cognitivo più elevato ma anche:

  • difficoltà nel gestire il cambiamento,
  • iperfocus su alcuni temi conosciuti in maniera approfondita
  • estrema sensibilità, soprattutto sensoriale (suoni, sapori, consistenze)
  • difficoltà verso il mondo “sociale” cioè interazioni, maturità e pensiero
  • tendenza a relazionarsi in modo particolare (senza isolarsi spesso)
  • difficoltà a controllare e comunicare le emozioni
  • capacità linguistiche (vocabolario e sintassi) superiori ma immaturità nella conversazione, prosodia atipica e pedanteria
  • difficoltà di apprendimento
  • difficoltà nell’organizzazione personale
  • Goffaggine nei movimenti e nella coordinazione

Ad ogni modo, non si troveranno mai due persone con autismo o sindrome di Asperger uguali: esse sono uniche come tutti gli esseri umani.

Cosa vuol dire essere Asperger

Le persone con sindrome di Asperger hanno un modo unico di pensare e di percepire il mondo, e le emozioni che provano sono generalmente molto intense e fonte di grande sofferenza. Questi soggetti hanno inoltre un sovraccarico sensoriale e le luci, i suoni forti e gli odori sono percepiti in maniera particolarmente intensa: tutto ciò può farli reagire con il “meltdown” (crisi di rabbia incontrollata generalmente rivolta verso oggetti ma anche con possibili risvolti autolesionistici) o con lo “shutdown” (una reazione involontaria di congelamento, di chiusura in se stessi finalizzata a proteggersi da un eccesso di stimolazione).

Si presentano anche problemi nel decodificare il mondo: sembrano alieni vaganti in un pianeta non loro, fatto di comportamenti criptati che fanno fatica a decifrare e dove tutti fanno facilmente cose che per loro non sono spontanee. Non guardano negli occhi, poichè non sono in grado di comprendere ciò che l’altro esprime o comunica a livello implicito o non verbale e le loro relazioni (anche sentimentali) sono complicate da portare avanti, poichè devono imparare il significato di gesti affettivi per loro indecifrabili. Ciò li porta a sviluppare capacità camaleontiche per costruire strategie compensatorie di emulazione di comportamenti sociali, dal momento che essi hanno desiderio di stare con gli altri ma non sanno come farlo e dunque spesso vengono esclusi.

Per quanto riguarda il comportamento, esso è spesso sovrapponibile a quello del Dott. Jeckill e Mr. Hyde in quanto tali individui funzionano in maniera differente a seconda del contesto in cui vivono o della situazione sociale che devono affrontare. Un contesto particolarmente problematico per loro è la scuola, poiché devono riuscire a processare e tollerare un gran numero di stimolazioni sensoriali e apprenderne le regole sociali; inoltre, la percezione del mondo come angosciante li fa chiudere nelle loro abitudini o gesti routinari, nei quali cercano conferme e stabilità.

Spesso le persone con Asperger vengono descritte come poco empatiche: in realtà, non essendo in grado di decodificare i comportamenti e i modi di fare degli altri, non riescono nemmeno a carpirne le emozioni e a mettersi nei loro panni. Una loro ulteriore caratteristica è che interpretano alla lettera ciò che gli viene detto e dunque non riescono a comprendere giochi di parole, doppi sensi e parole astratte. Inoltre, non decodificano le domande in maniera usuale ma danno alternative di risposta altamente creative. Infine, nonostante le loro competenze linguistiche siano molto elevate, le loro conversazioni spesso non sono soddisfacenti, poichè monotematiche o tendenti a ribadire il già detto.

Concludendo…

La sindrome di Asperger non deve essere un’etichetta o considerata una malattia ma un diverso modo di concepire e percepire il mondo.

Molti sono riusciti a costruirsi un personaggio sociale con le loro caratteristiche o stranezze, mentre altri non sono riusciti ad integrarsi, sono stati esclusi o addirittura sono diventati vittime di bullismo. Diversi personaggi famosi ne hanno parlato apertamente ed hanno ammesso di esserne affetti, tra cui Susanna Tamaro e Greta Thumberg.

Nonostante diverse persone conducano una vita pressochè nella norma, tale condizione può tuttavia richiedere un trattamento: ad oggi le terapie che di solito vengono utilizzate sono principalmente ad approccio comportamentale e sono utili per insegnare a gestire al meglio le sue difficoltà e migliorare le relazioni sociali. Tali interventi sono rivolti non solo a chi vive tale condizione ma anche a tutto l’entourage familiare, che riveste un ruolo fondamentale nell’amplificare il disagio o nel migliorare notevolmente la vita e il benessere di questi soggetti.

In conclusione la sindrome di Asperger dovrebbe far riflettere riguardo l’importanza della complementarietà: essa dona al mondo una varianza che è fonte di arricchimento.

Dott.ssa Marina Lumento

Dott.ssa Cristina Colantuono

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