La psicoterapia paradossale, utilizzata per la prima volta nella terapia familiare e sistemica da Haley, è una terapia che va oltre i modelli comuni che ha trovato consenso anche in Watzlawick e collaboratori, Mara Selvini Palazzoli…
Erikson era un maestro nell’usare il paradosso, specialmente quello indiretto e in stato di ipnosi, e lo utilizzava con lo scopo di sorprendere il paziente perché a suo dire era il modo migliore per avere risultati: “L’inaspettato può sempre fare deragliare i pensieri” (Arone di Bertolino, 2003).
A livello di comunicazione, la costruzione del paradosso ed il suo contenuto, secondo Arone di Bertolino (2003), non sono importanti quanto invece la relazione tra terapeuta e paziente.
La caratteristica principale del paradosso è infatti quella che nel messaggio la logica può essere disorientata poichè la comunicazione non può essere nè capita nè ignorata ed è proprio questo che rende il paziente più attento e sensibile alle suggestioni che gli rimanda il terapeuta.
Dalla seconda metà del ‘900 la terapia breve e strategica ha assunto tale eredità rendendo l’intervento paradossale unico tanto da spingere Nardone (1997) ad inserirlo in protocolli specifici a seconda del disturbo da trattare.
Qual è la definizione di paradosso?
Il paradosso accompagna il pensiero dell’umanità fin dall’antichità. La parola deriva dal greco “paràdoxos”, composto da “parà” che significa “contro” e “doxa” che significa “opinione”.
Si tratta quindi di un concetto che va contro il senso comune (Odifreddi, 2001) poiché segue una logica non ordinaria che non prevede un unico significato ma ne fa intendere diversi. Partendo da premesse sensate, si porta avanti un ragionamento corretto ma le cui affermazioni, se confrontate, producono una conclusione contraddittoria.
E’ una modalità che “non solo pervade l’interazione e influenza il nostro comportamento e la nostra salute mentale, ma sfida anche la nostra fede nella coerenza, e quindi nella fermezza ultima, del nostro universo” (Watzlawick, Beavin, Jackson, 1971) quindi, dal punto di vista psicologico, è utile poiché mette luce i processi mentali che il paziente utilizza per trovare una soluzione (anche se non esiste) e la conseguente reazione emotiva. Rientriamo quindi nel processo di analisi e trattamento delle “tentate soluzioni“.
Altri casi, che sono piuttosto frequenti nella vita reale, fanno riferimento alla richiesta di comportamenti specifici che per la loro natura non possono essere spontanei. Per esempio: “ sii spontaneo”, “dovresti amarmi”, “dovresti divertirti uscendo con i tuoi coetanei”, “non essere troppo ubbidiente” sono frasi chiaramente paradossali poichè richiedono comportamenti specifici che per loro natura non possono che essere spontanei.
Quando si usano le tecniche paradossali?
Sono tre i fattori che possono influenzare un intervento paradossale: il tipo di paziente, il problema e la situazione.
Essenziale è che il terapeuta comprenda in modo circolare e paradossale il caso, consideri il sintomo come un mezzo attraverso il quale può avvenire un cambiamento e quindi lo analizzi in termini funzionali al fine di capire come tutto questo funzionamento mantenga vivo il problema.
Altra cosa fondamentale è comprendere nel profondo il paziente: chi abbiamo davanti? Che tipo di persona è? È un paziente che ha provato tante terapie senza mai completarle? Oppure è un “terapeutadipendente”? In questi ultimi casi ci sono buone probabilità che la terapia paradossale abbia effetto con loro.
Quali controindicazioni?
L’uso codificato di tecniche paradossali è così recente che la letteratura sull’argomento evidenzia più i successi che i fallimenti.
Possiamo indicare quattro tipi di pazienti per i quali l’intervento paradossale è controindicato:
- un paziente disinteressato alla terapia: deve esistere una relazione forte affinchè funzioni il paradosso;
- il sociopatico: perchè cambierà sempre i compiti secondo i suoi desideri;
- il paranoico: perchè può accorgersi dello stratagemma e aumentare la sua diffidenza;
- i pazienti a rischio suicidario: poichè possono mostrare comportamenti autodistruttivi.
Dr. Cristina Colantuono
Dr. Luca Romanelli
BIBLIOGRAFIA
Arone di Bertolino R. (2003), L’ipnosi per un medico, Ed. Martina, Bologna.
Borghi M., “Se un terapeuta lo farebbe, tu fai il contrario.” Interventi paradossali in psicoterapia, http://www.psicoterapiaipnosifirenze.it/articoli.asp.
Borghi M., Gli interventi paradossali in psicoterapia, http://www.qeacademy.it/content/gli-interventi-paradossali-psicoterapia?cookie_law=set
Odifreddi P. (2001), C’era una volta un paradosso, Einaudi, Torino.
Watzlawick P., Nardone G. (1997), Terapia breve strategica. Ed. Raffaello Cortina, Milano.
Watzlawick P., Beavin J.H., Jackson D.D. (1971), Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio, Roma.