Il fenomeno delle false accuse: rischio o protezione per i minori?

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Quella delle false accuse in ambito separativo è una tematica molto attuale che negli ultimi 15 anni ha coinvolto nel dibattito gli operatori delle diverse aree coinvolte: dalla Polizia all’Avvocatura, la Magistratura, la Psichiatria e la Psicologia.

Il contesto e le motivazioni alla base del fenomeno

Nell’ambito dei procedimenti civili per le separazioni giudiziali, le false accuse sono una realtà crescente che merita uno spazio di discussione poiché assumono il vantaggio di uno strumento frequentemente impugnato al fine di ottenere un affidamento esclusivo e precludere al coniuge una frequentazione paritaria dei figli.

Secondo la letteratura recente, tra l’85 e il 90% dei casi sono le madri ad avanzare un’accusa nei confronti dell’ex marito, accusa che in 2 casi su 10 circa si rivela falsa (falso positivo). Le accuse più frequenti sono anche le peggiori ed in parallelo particolarmente lunghe nel decorso giudiziario e pericolose le conseguenze psicologiche nel contesto familiare.

I falsi positivi non sempre presuppongono una cattiva fede: i segni di disagio mostrati dal figlio a seguito o in previsione degli incontri col padre possono essere interpretati dalla madre come conseguenza di atteggiamenti inadeguati di quest’ultimo. La preoccupazione della madre e le sue insistenti domande possono indurre il bambino a mostrare uno stato di disagio ulteriore ed a risponderle positivamente confermando i suoi dubbi.

Ugualmente, segni corporei come graffi e rossori genitali possono suggerire alla madre un contatto improprio avuto col coniuge, piuttosto che il segno di un’attività automanipolatoria. False denunce possono conseguire anche a dichiarazioni non veritiere fornite dello stesso minore schiacciato dal contenzioso tra i genitori.

Altro fenomeno da menzionare sono le “dichiarazioni a reticolo” cioè quelle che si propagano all’interno di una comunità a seguito della suggestione legata ad un singolo episodio realmente accaduto.

I protagonisti

Secondo la letteratura, le false accuse trovano talvolta luogo all’interno di contesti relazionali problematici od in presenza di particolari condizioni cliniche nel genitore accusante.

In alcuni studi si è in presenza di quadri psicopatologici irrisolti, come nel caso di madri particolarmente sensibilizzate ai segnali di abuso a causa di una loro personale storia di maltrattamenti subiti.

Esistono inoltre patologie relazionali che si rendono particolarmente evidenti nel momento delle controversie legali per separazione ed affidamento, nelle quali, come descritto da Gardner nel costrutto della “Sindrome da Alienazione Parentale (PAS)” un genitore induce nel figlio dubbi a carico dell’ex coniuge che di conseguenza viene “alienato” dal contesto familiare.

Non è tuttavia infrequente che le denunce siano costruite ad arte, nella maggior parte dei casi dalle madri al fine di limitare l’esercizio della paternità. Il maggior numero di denunce è infatti a carico del padre (circa il 90,4 %) e l’accusa prevalente è quella di abuso sessuale.

Uno studio condotto su un campione di minori coinvolti in procedimenti legali relativi ad una denuncia di abuso ha evidenziato come la maggior parte di falsi positivi si orientava a carico di familiari (padre o convivente della madre) piuttosto che extrafamiliari, dato conforme alla grande quantità di denunce emesse all’interno di coppie genitoriali ad alta conflittualità.

Le conseguenze

Le conseguenze di una denuncia di abuso sono molteplici e colpiscono varie aree di interesse legislativo e personale.

A seguito della segnalazione gli organi giudiziari competenti intervengono, insieme alle altre forze psicosociali, al fine di tutelare il minore dalla notizia di reato e per accertare la reale presenza di abuso. Il procedimento è un momento delicato data la grande variabilità degli esiti clinici delle vittimizzazioni, fortemente connessi alla commistione tra fattori di rischio e protettivi presenti nel soggetto e nel suo ambiente sociale e familiare.

Un dato spesso sottovalutato dal genitore accusante, sono le conseguenze psicologiche che l’accusa e tutto l’iter che ne consegue hanno sul figlio, a maggior ragione se falsa e prodotto di una triangolazione familiare.

Il coinvolgimento del minore è, seppure teso a proteggere il minore ed estrometterlo nel minor tempo possibile dal procedimento, un evento estremamente stressante e numerosi sono gli studi in merito alla mancanza di differenze significative tra bambini realmente abusati e falsi positivi nei sintomi da stress mostrati.

Non dimentichiamo che dalla denuncia possono derivare provvedimenti, seppure temporanei, che incidono sulle relazioni familiari, come l’allontanamento del padre o la possibilità di incontrarlo, e queste situazoni comportano una vittimizzazione secondaria ancora più pericolosa.

Per tali motivazioni nei minori coinvolti in false accuse aumenta significativamente la probabilità di sviluppare veri e propri sintomi psicopatologici come: disturbi d’ansia, depressione e sintomi post traumatici.

Gli stessi genitori accusati ingiustamente subiscono il coinvolgimento in un iter traumatico che lede in primis la loro stabilità fisica e psichica ma anche le certezze e le loro componenti più esistenziali. Oltre a privarli definitivamente di tanti attimi di vita dei propri figli che non potranno recuperare mai più.

Il diritto alla genitorialità è imprescindibile sia per i figli che per entrambi i genitori.

Le false denunce rappresentano quindi un rischio molto pericoloso per tutto il nucleo: sia per il potenziale “autore” che per la vittima che subisce le conseguenze paradossali dell’atto stesso di essere difeso.

Conseguenze che si ripercuotono sullo sviluppo affettivo, psicologico e quindi comportamentale del minore e che possono portare ad effetti indelebili a breve, medio e lungo termine.

Come intervenire?

I professionisti della salute mentale, sia nel pubblico che nel privato, devono battersi affinchè sia dato sempre maggiore risalto a:

  • il monitoraggio preventivo delle famiglie e del funzionamento delle relazioni tra i membri alla ricerca di fattori protettivi e di rischio;
  • l’analisi del contesto nel quale la denuncia si è realizzata ed un adeguato approfondimento volto a recuperare eventuali memorie episodiche ed a comprendere il grado di suggestionabilità del minore.

In presenza di dubbi, sospetti o anche il bisogno di essere sostenuti, il consiglio migliore da dare è quello di rivolgersi a professionisti nel trattare il caso con rispetto, competenza e riservatezza.

Dr. Cristina Colantuono

Dr. Cecilia Berenato

BIBLIOGRAFIA

– “Fraintendimento, psicopatologia e false accuse: analisi di un caso” – S. Pezzuolo; G.B. Camerini in “Psicologia & Giustizia”, 2015.

– “Parental Alienation Syndrome vs. Parental Alienation: Which Diagnosis Should Evaluators Use in Child-Custody Disputes? “ – R. A. Gardner in “The American Journal of family therapy”, 2002.

– “La denuncia di abuso nel contesto dell’azione giudiziaria di separazione“ di A.B. De Pace in “Abuso sessuale di minore e processo penale: ruoli e responsabilità” (a cura di L. de Cataldo N.), 1997.

– “Disturbi psicopatologici e fattori di stress in procedimenti penali relativi all’abuso sessuale” a cura di G.B. Camerini, D. Berto, L. Rossi, M. Zanoli in “Manuale di Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza”, 2010.

– “Dalla rivelazione all’accertamento: testimonianza verbale del minore” di L. Fantoni in “Rivista on line ADIR- L’altro Diritto”, 2003.

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