Conosciamo meglio l’approccio strategico

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La psicoterapia strategica nasce e si sviluppa dai contributi di Milton Erikson (1979, 1988) che ha sviluppato un modello di tecnica psicoterapeutica con concezioni e pratiche innovative nel campo della suggestione e dell’ipnosi.

Erickson credeva nelle molteplici capacità presenti in ogni individuo che venendo attivate a più livelli possono condurre al cambiamento.

Attraverso il linguaggio suggestivo ed ipnotico il terapeuta ridefinisce le interpretazioni del paziente (tecnica rieducativa) che diventano funzionali alla sua esistenza.

Per la sua geniale capacità di problem solving fu spesso accusato di interventi terapeutici “magici” e “miracolosi”. In realtà, di magico e miracoloso c’era ben poco, se non appunto la sua grande capacità nel trovare soluzioni semplici a problemi complessi.

L’ipnosi in Erickson è utilizzata per riattivare le potenzialità bloccate nel paziente e permettere così il cambiamento.

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Altro fondamentale contributo proviene dalla teoria della comunicazione nata con l’antropologo Gregory Bateson e dallo sviluppo costruttivista della teoria cibernetica (H.v.Foerster) che confluisce nella rinomata Scuola di Palo Alto di cui Paul Watzlawick è il maggior esponente.

Nella terapia strategica ci si concentra nel “qui ed ora” del paziente che diviene attore del suo cambiamento e come primo passo si annovera quello di catturare il paziente ricalcando il suo linguaggio e, attraverso l’uso di stratagemmi terapeutici, stravolgere la sua percezione della realtà ritenuta la causa delle rigidità disfunzionali nel sistema.

Il sintomo in questo modo diventa una modalità di interazione con il contesto e come tale un atto comunicativo.

La psicoterapia strategica mira all’assunto paradossale di rivolgere il sintomo contro se stesso.

La de-strutturazione del sintomo attraverso prescrizioni comportamentali e suggestioni e la sua ri-strutturazione permette ai pazienti di utilizzare esperienze emozionali correttive in grado di far assumere un significato diverso e funzionale alla sofferenza vissuta.

In pratica si aiuta il paziente ad aiutarsi promuovendo la crescita attraverso la modifica e l’arricchimento delle competenze individuali.

Nell’approccio strategico il terapeuta si adatta al paziente, alle sue modalità comunicative ed alle sue caratteristiche e l’unico elemento comune è l’utilizzo di strategie di ristrutturazione, prescrizioni comportamentali, e paradossi che conducono i pazienti a percepire in modo diverso se stessi, gli altri e l’ambiente che vivono, lo stesso contesto in cui il sintomo permane ed è alimentato dalle tentate soluzioni.

Il terapeuta, per raggiungere questo obiettivo, mira ad individuare le tentate soluzioni quali l’insieme di azioni personali, pensieri soggettivi, dinamiche relazionali che il paziente mette in atto per superare il problema così da raggirarle ed affrontare il tutto da un’altra angolazione.

 

IL LINGUAGGIO STRATEGICO

La psicoterapia strategica si differenzia dalle altre psicoterapie poiché l’intervento dello psicoterapeuta è attivo ed energico ed il linguaggio utilizzato è suggestivo ed ingiuntivo.

Ogni elemento comunicativo proveniente dal paziente viene “ utilizzato” per instaurare un’atmosfera suggestiva che pervada lo spazio ed il tempo della comunicazione.

Inoltre, il parlare lo stesso linguaggio del paziente aumenta in quest’ultimo la sensazione di sentirsi compreso e aiutato, contribuendo all’instaurarsi di un clima di fiducia che rappresenta una premessa cruciale per il felice esito di un trattamento psicoterapeutico.

La suggestione viene utilizzata per aggirare la resistenza al cambiamento che rappresenta, come detto, una modalità di relazione con il contesto e che comprende l’universo di tutte le tentate soluzioni che caratterizzano il problema. Bisogna sempre tener presente che essa è funzionale all’individuo anche se genera malessere. Il terapeuta deve dunque assumersi, in prima persona, la responsabilità di andare oltre essa, mettendosi innanzitutto in gioco per destrutturare la visione disfunzionale della realtà che crea il problema.

 

LE TECNICHE COMUNICATIVE

Durante le diverse fasi dell’intervento, l’obiettivo del cambiamento può essere raggiunto con l’utilizzo di metafore, artifici, paradossi, prescrizioni dirette ed indirette e doppi legami terapeutici.

Le potenzialità nell’individuo vengono attivate dalla costruzione suggerita ad hoc dalle ingiunzioni e dalle prescrizioni paradossali del terapeuta. Costruzione aderente al paziente ed orientata alla soluzione del problema che viene manifestato in terapia.

Il linguaggio utilizzato varia all’interno delle psicoterapie strategiche da un uso più teatrale della prescrizione ad un livello più sottile, in cui l’ingiunzione non è diretta ma serpeggia all’interno delle parole, possedendo qualità evocative e di “comunicazione acuta ed implicita”.

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